Origins Vol. I

Ace Frehley

‘Spaceman’ chiede aiuto per rendere un omaggio ai suoi classici (fra cui si include)

Il gran problema di Paul Daniel ‘Ace’ Frehley è che qualcuno l’ha convinto che sappia anche cantare. Era il suo problema principale con i Kiss e continua a esserlo. Ma, nel fondo, non importa a nessuno perché la sua vecchia Gibson è tra le più ascoltate e rispettate fuori e dentro l’arena del rock. Un’ammirazione come quella che lui ha per i suoi predecessori, le sue ‘origini’ a cui dedica il suo nuovo album con versioni di classici –tra cui lui stesso si include- con cui solo un mostro delle sei corde come The Spaceman si confronterebbe. Una sfida per la quale ha dovuto chiedere aiuto ad alcuni amici come John 5 –presto gli dedicheremo uno spazio nel jukebox di Guitars Exchange- Slash o Lita Ford.
   

Le prime tre canzoni sono le tre regole basilari di Ace Frehley: Cream, Rolling Stones e Jmi Hendrix. White Room, Street Fighting Man e Spanish Catsle Magic, le prime due in solitario e la terza con il richiestissimo John 5. Tre versioni che sono un omaggio alle originali, senza fantasie, chitarra pura con cui si vanta non solo di avere mani agili ma di avere anche il rock’n’roll nelle vene.
   

Per le versioni dei Free (Fire and Water) e Thin Lizzy (Emerald) ha chiamato anche il suo collega Paul Stanley e Slash –altra collaborazione che è un autentico lusso-. La sua amica Lita Ford è stata invitata per una memorabile versione di Wild Thing e intanto le dà una mano a promuovere il suo Time’s Capsule, che la veterana chitarrista delle Runaways ha appena lanciato dopo un lungo silenzio.
   



Dopo una prima parte, un po’ prevedibile, dedicata fondamentalmente ai grandi degli anni ’80, la seconda metà inizia con una sua canzone, Parasite, un pezzo che compose nel 1974 per il secondo album in studio dei Kiss, Hotter Than Hell, forse il miglior momento dell’album, dal punto di vista tecnico, con ancora John 5 accompagnandolo o, meglio, precedendolo a ogni tasto del diapason.
   

È solo il principio. Fra Magic Carpet Ride dei Steppenwolf e un’inattesa versione di Til The End Of The Day di Ray Davis and The Kinks, Frehley piazza altri due pezzi suoi: dal primo disco dei Kiss, Cold Gin, in compagnia di Mike McReady –chitarra solista dei Pearl Jam- in un’altra sorprendente collaborazione; e, per chiudere, Rock and Roll Hell, dal decimo, Creatures of the Night (1982).
   

Auto-includersi fra le origini del rock è qualcosa che può permettersi solo il fondatore di una band come i Kiss. In sintonia con il loro DNA da supereroi. Ace Frehley esercita il suo diritto in questo primo volume delle sue memorie; a 66 anni ormai non mette più bombe di fumo nella sua Tobacco Burst e non deve dimostrare più nulla a nessuno quando imbraccia una chitarra. It’s Only Rock ‘n’ Roll.



(Immagini: © Cordon Press / http://www.acefrehley.com)

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