I Padri del Blues

Di Sergio Ariza

Lead Belly (20 gennaio 1888 - 6 dicembre 1949)  

L'ombra gigantesca che Lead Belly, nato Huddie William Ledbetter il 20 gennaio 1888, ha lasciato sulla musica del ventesimo secolo è grande quanto la sua stessa leggenda. Da Tom Waits a Jack White, da Pete Seeger a John Fogerty, da Bob Dylan a Kurt Cobain (che ha dichiarato fosse il suo musicista preferito poco prima di suicidarsi), la sua musica ha segnato molti dei luminari della musica popolare degli ultimi 100 anni. Il suo strumento preferito era una Stella 12 corde acustica, anche se ciò che risuona ancora è la sua voce incredibile sia in canzoni blues, come in gospel e folk, grandi e gemme come Where did You Sleep Last Night?, Goodnight Irene, Midnight Special, Cotton Fields o Black Betty.
 

 

Charley Patton (Possibilmente aprile 1891 - 28 aprile 1934)
 

Non si può attribuire la paternità del blues del Delta a una persona, ma forse chi si avvicina di più è proprio Charley Patton. Tra i suoi discepoli troviamo nomi come quelli di Robert e Tommy Johnson, Chester Burnett, lo stesso Howlin' Wolf, con un ululato simile a quello di Patton, la cui potente voce poteva essere ascoltata a mezzo chilometro di distanza senza bisogno di un microfono. Patton suonava una Stella Gran Concert e lo fece con tanta abilità che si permetteva il lusso di fare diversi ‘trucchi’, come suonarla dietro la schiena o tra le gambe. Quando, diversi decenni dopo la sua morte, Jimi Hendrix decise di portare il Delta blues nella stratosfera, avrebbe usato molti dei trucchi di prestigio di Patton. Non registrò nulla fino agli ultimi anni della sua vita: la sua prima incisione risale al 14 giugno 1929, ma ci ha lasciato una grande eredità esemplificata in canzoni come Pony Blues, High Water Everywhere Part 1, Down The Dirt Road Blues, Shake It and Break It o Some of These Days.
   

   

Big Bill Broonzy (26 giugno 1893 - 14 agosto 1958)
 

Lee Conley Bradley
, meglio conosciuto come Big Bill Broonzy, è uno dei più importanti chitarristi acustici blues della storia. Il suo stile avrebbe influenzato persone come Muddy Waters, Rory Gallagher, John Rebourn, Ray Davies, Ronnie Wood o un Eric Clapton che disse che Broonzy "è l’esempio da seguire quando si suona un’acustica". La sua chitarra più conosciuta è una Gibson Style O e tra le sue canzoni fondamentali troviamo C.C. Rider, Mean Old World, Rockin' Chair Blues, Key To The Highway e Hey Hey.
   

Blind Lemon Jefferson (24 settembre 1893 - 19 dicembre 1929)
 

Lemon Henry 'Blind Lemon' Jefferson
può essere considerato il padre del blues del Texas, la scuola che avrebbe partorito gente come Lightnin' Hopkins, T-Bone Walker, Albert Collins, Freddie King, Johnny Winter o Stevie Ray Vaughan. Uno dei chitarristi più originali e distintivi della storia, Jefferson aveva una voce espressiva che brillava in acuto, come si può notare da alcune delle sue registrazioni leggendarie come Matchbox Blues, See That My Grave Is Kept Clean, Jack o' Diamonds o Black Snake Moan. Iniziò la sua carriera suonando con Lead Belly ed è stato chi ha insegnato a suonare la chitarra a T-Bone Walker. Morì per un attacco di cuore a Chicago e la sua tomba fu dimenticata – e senza nome - fino al 1967...
   

Tommy Johnson (gennaio 1896 - 1 novembre 1956)
 

Tommy Johnson
imparò con Charley Patton e, oltre alla sua tecnica spettacolare, imparò da lui molti dei suoi trucchi, come il lancio della chitarra in aria o suonare con la chitarra tra le gambe. A questo c’è da aggiungere che era capace dei più spettacolari falsetti del blues, una voce del tutto personale che ha avuto l'opportunità di essere registrata solo in due sessioni, una nel 1928 e l'altra l'anno successivo. Solo 18 canzoni ma che non impediscono a Johnson di avere un posto preminente tra i padri dei blues. Chiunque abbia ascoltato Canned Heat Blues (che servì da nome a una grande band negli anni '60), Big Road Blues, Cool Drink of Water Blues o Maggie Campbell sarà d'accordo.
 

 

Blind Willie Johnson (25 gennaio 1897 - 18 settembre 1945)
 

La casa di Blind Willie Johnson andò a fuoco nel 1945 e quella notte tornò a vivere ciò che aveva magistralmente lasciato inciso circa 20 anni fa, nera era la notte e freddo era il terreno (Dark Was the Night, Cold Was the Ground), Johnson Dormì sulle ceneri di uno dei pochi tetti che aveva conosciuto nella sua vita, povero e con nessun altro posto dove andare, restò fra le rovine di casa sua fino alla morte, pochi mesi dopo. Fu sepolto in una tomba senza nome, senza che il mondo potesse piangere per uno dei più grandi talenti che la musica popolare della prima metà del XX secolo abbia regalato. 32 anni dopo, Dark Was the Night, Cold Was the Ground lasciò la Terra a bordo del Voyager Gold Disk, la navicella spaziale che Carl Sagan lanciò nello spazio con lo scopo che, se ci fosse vita intelligente altrove nella galassia, tutti abbiano un’idea degli esseri umani. Insieme alle opere di Bach, Beethoven o Chuck Berry, Johnson ci renderà orgogliosi quando qualcuno ascolterà le note languide del suo slide sulla sua Stella. Ry Cooder non ha dubbi sul fatto che sia "il pezzo più commovente e trascendente di tutta la musica americana".
   

Blind Willie McTell (5 maggio 1898 - 19 agosto 1959)
 

"Nessuno canta il blues come Blind Willie McTell", cantava Bob Dylan…e aveva assolutamente ragione. All'urlo predominante alla Charley Patton, McTell contrapponeva una voce dolce ed espressiva, una soffice carezza in un mondo di grida espressive. La voce di McTell si adatta a diversi stili oltre al blues, come al ragtime, al gospel o all’hokum. Come chitarrista ha sempre preferito le 12 corde e ha usato lo slide in modo molto espressivo. Fu anche un eccellente compositore, servano da prova la leggendaria Satesboro Blues, o altre canzoni come Lord Send Me an Angel, Married Man's a Fool o Southern Can Is Mine.
   

Son House (21 marzo 1902 - 19 ottobre 1988)
 

Eddie James 'Son' House
arrivò tardi al blues, fino all'età di 25 anni rinnegò la ‘musica del diavolo’ nel suo ruolo di predicatore, ma a 25 anni, guidato dalla sua passione per l'alcol e per le donne, iniziò a predicare con forza il blues. Con la nuova fede del convertito, divenne in breve tempo uno dei musicisti più ammirati del Delta, soprattutto grazie al suo uso dello slide. Dopo poco, la più grande star del Delta, Charley Patton, s’interessò a lui e iniziarono a suonare insieme. Quando Patton andò a registrare per la prima volta, House lo accompagnò e incisero anche le sue prime canzoni. Non lo fece più fino a 11 anni dopo, quando Alan Lomax lo registrò per la Library of Congress, lo stesso anno in cui registrò il suo discepolo più famoso, Muddy Waters. A differenza della maggior parte dei suoi contemporanei, House visse abbastanza a lungo da essere riscoperto a metà degli anni '60 grazie al revival folk e blues che ebbe luogo in quell’epoca. Il modo di suonare le sue chitarre National, accordate in sol aperto, influenzò persone come Buddy Guy, Eric Clapton, Jimmy Page, Jack White o Derek Trucks.
   

   

Skip James (9 giugno 1902 - 3 ottobre 1969)
 

Come Son House, Skip James visse una seconda opportunità a 60 anni e fece in tempo a vedere i Cream suonare la sua I'm So Glad e a vedere il pubblico bianco cadere ai suoi piedi durante la sua performance al festival di Newport. James utilizzò la tecnica del 'fingerpickin' e il suo sound era cupo e malinconico, come se il diavolo stesso gli avesse soffiato la fidanzata. Il suo impatto può essere visto in fan come Nick Cave, Lou Reed o Lucinda Williams.
   

Robert Johnson (8 maggio 1911 - 16 agosto 1938)
 

Robert Johnson
era un giovanotto che vagava tra le grandi figure del blues del Mississippi come Charley Patton e Son House, cui nessuno prestava molta attenzione: nessuno se ne accorse quando scomparse dalla vista per un paio di mesi. Quando riapparse, tutti gli occhi e, soprattutto, le orecchie furono puntate su di lui. Nessuno poteva immaginare che quel ragazzo apprendista fosse diventato il padrone assoluto della chitarra. Sembrava qualcosa di soprannaturale e iniziò a diffondersi la voce che avesse fatto un patto con il diavolo, diventando semplicemente il migliore bluesman in cambio della sua anima. Con un mezzo sorriso, Johnson non si preoccupò di contraddire le voci e iniziò a suonare cose come Crossroads Blues, Me And The Devil Blues o Hellhound On My Trail. Decenni dopo la sua morte in strane circostanze (sembra che un marito geloso fece il lavoro del diavolo), un giovane Keith Richards pensava ancora che fossero due chitarristi quelli che si sentono nei suoi leggendari 27 pezzi registrati. La musica di Johnson è così buona che è difficile scinderla dalla leggenda.
   

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