Imbrogliando il Mietitore

Di Paul Rigg

Non è forse una sorpresa che in Straight Songs Of Sorrow (8 maggio 2020; Heavenly Recordings) di Mark Lanegan ci siano un sacco di riferimenti alla morte e al morire. Dopo tutto, l'uomo con la voce "graffiante come una barba di tre giorni ma malleabile come la pelle di un mocassino" ha vissuto in prima persona la dipendenza da eroina, la prigione e la perdita di molte persone a cui teneva. Il risultato è un'intensa ora di ascolto, ma non illudetevi, il tempo trascorso fornisce ricche ricompense; questo è senza dubbio uno dei migliori album di Lanegan.    

In particolare, tra i tanti amici e colleghi che l'ex frontman degli Screaming Trees e collaboratore dei Queens of the Stone Age ha perso, ci sono Layne Staley (Alice in Chains e Mad Season), Kurt Cobain (Nirvana) e Chris Cornell (Soundgarden). Per questo motivo questo critico sceglierebbe il brano Skeleton Key come cuore emotivo di questo album, in parte perché è una canzone brillante che include la linea che costituisce il titolo dell'album; e in parte perché in essa l'uomo che ha imbrogliato più volte il Mietitore canta le parole chiave: "Ho passato la mia vita a cercare in tutti i modi di morire, è il mio destino essere l'ultimo rimasto in piedi?"
   

Infatti Straight Songs of Sorrow si ispira in gran parte alle memorie traumatiche di Lanegan, Sing Backwards and Weep, che racconta le sue esperienze giovanili di tossicodipendenza, depravazione e disperazione durante gli anni Novanta. In sintesi, come ha detto NME, "ha visto un bel po' di merda!"
   

Lanegan ha ora pubblicato 12 album da solista e, come Tom Waits - a cui spesso si paragona la sua voce e il suo spirito indipendente - sembra migliorare con l'età. Non sono solo i suoi testi ad essere maturati, ma anche la sua musica, che spazia dalla bellissima chitarra acustica Guild D55 finger-picking (del chitarrista dei Lamb of God, Mark Morton, su Apples From A Tree) all'oscuro apripista elettronico del sintetizzatore, I Wouldn't Want To Say. Quest'ultima canzone è un confessionale e crea un legame perfetto con l'autobiografia di Lanegan che ha ispirato sia questo testo che l'album.
 

 

La terza canzone è This Game of Love, su cui Lanegan duetta con la moglie, Shelley Brien. Il testo tratta i temi universali del paradiso e dell'inferno, della vicinanza e della solitudine.
   

La parte centrale dell'album, che contiene Churchbells, Ghosts e Internal Hourglass Discussion, suona all'inizio troppo dipendente dalle atmosfere, ma il testo rimane forte e merita di essere ascoltato diverse volte. Stockholm City Blues riprende un po' il ritmo, e nel frattempo racconta la storia di un tossicodipendente alla ricerca di una dose. Adrian Utley dei Portishead, che predilige le chitarre Gretsch, si unisce a Lanegan in Daylight in the Nocturnal House, un brano che contiene una sublime sezione corale che si insinua gradualmente nella canzone. L'eccezionale brano, Ballad of the Dying Rover, con John Paul Jones dei Led Zeppelin al Mellotron, offre invece un ritmo forte per mostrare ancora una volta le oscure preoccupazioni liriche di Lanegan: "I miei giorni sono contati, l'eterno sonno, la morte mi è dovuta", canta.
  

 

L'agghiacciante Zero Below conta con il violino di Warren Ellis dei Bad Seeds, che funziona perfettamente con il tema minaccioso della canzone. Al contrario, il pezzo che chiude l'album, Eden Lost and Found, aiuta a finire su una nota positiva, mentre Lanegan sottolinea la sua convinzione che "Sunrise's coming up, baby".
   

L'album contiene un'altra gemma che sembra appropriata per concludere, ed è Hanging On (For DRC), che è un amorevole tributo al suo amico Dylan Carlson degli Earth, e contiene la frase: "Con tutti i diritti, dovremmo essere andati via, ma tu ed io siamo ancora aggrappati". Lanegan a volte può essere consumato dal senso di colpa del sopravvissuto per essere scampato alla morte quando molti altri non l'hanno fatto, ma sa anche come celebrare l'amicizia duratura, la musica e la vita.
   

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