Evocando la grazia dalla disperazione
Di Paul Rigg
Una vera e propria fata della chitarra...la statunitense Gretchen Menn attinge a molti generi, tra cui la musica classica, il rock
e il jazz, per viaggiare in un terreno completamente nuovo.
Le straordinarie capacità di composizione e di
orchestrazione di Gretchen Menn del suo primo album da solista, Hale Souls (2011), sono state superate
nel suo più recente Abandon All Hope
(2016), dove si avventura nell’Inferno di Dante per esplorare i circoli degli
inferi e cercare una possibilità di redenzione.
Oltre a una serie di collaborazioni di successo in altri
album, è la chitarrista della Led
Zeppelin tribute band tutta al femminile, Zepparella, che ha collezionato circa 12 milioni di visualizzazioni
in Youtube con un solo video.
Guitars Exchange raggiunge la Menn all'inizio di novembre 2018,
mentre è a casa sua in California. Ha trascorso la mattinata pianificando un
tour e preparandosi per i quattro giorni del Rock and Roll Fantasy Camp, in cui
professionisti come lei fanno da tutor e coach ad aspiranti musicisti che
desiderano migliorare le proprie capacità, per poi divertirsi a suonare con le
leggende e le icone del rock presenti. Dopo si eserciterà alla chitarra, ma per
ora è seduta sul suo divano con il suo gatto accanto a lei, entusiasta di
parlare del suo ultimo album, della prima chitarra ricevuta dalla Ernie Ball e della decisione che le
cambiò la vita, quella di lasciare il suo lavoro come pilota di linea...
GE: Come fu ricevuto dalla critica e dal pubblico il tuo ultimo album "Abandon All Hope"
(2016)?
GM: Meglio di quanto mi sarei mai permessa di immaginare.
Non avrei fatto uscire nulla sul mercato se non ci avessi creduto, sia chiaro,
ma è un album strumentale lungo e con tanta composizione alle spalle. Dura più
di un'ora; ma era esattamente ciò che il concetto richiedeva: è un viaggio, non
un soggiorno. Il fatto di aver ricevuto tanti messaggi, spesso molto sentiti e
poeticamente belli, è stato profondamente significativo per me. Sono anche
stata onorata con belle recensioni dalla stampa.
GE: L'album mette in mostra il tuo talento come chitarrista rock ma
anche la tua formazione classica; è questa la tua direzione di viaggio d’ora in
poi?
GM: Penso di sì. Ho sempre amato tanto le due cose. E ho
capito che non devo scegliere. Penso che ciò che dovremmo fare come musicisti è
portare nel mondo ciò che è genuino e unico in ognuno di noi. Ho abbracciato
quella dualità; fa parte di ciò che mi definisce. Quindi, piuttosto che dividere
i regni del moderno e del classico, sto lavorando per trovare dove possano
incontrarsi, fare in modo che si fondano o si sovrappongano, in modi che -
spero - abbiano una qualche sorta di coerenza artistica.
GE: Hai un pezzo preferito dell'album?
GM: Non potrei mai sceglierne uno solo.
GE: Ce n’è uno che ti viene in mente per qualche altro motivo?
GM: Non riesco a scegliere un preferito, ma posso dire che Grace è stata la canzone che ho scritto
per ultima ed è stata quella che ho elaborato di più nella mia mente prima di
mettere giù le note su carta. Non avevo risolto tutti i dettagli - non sono
Mozart! (ride) - ma ho avuto un'idea molto chiara della struttura, delle trame,
del contenuto melodico e delle idee per svilupparla. Quindi, anche se è lunga e
complessa dal punto di vista compositivo, ho sperimentato un ottimo flusso di
lavoro con quel pezzo.
GE: Il lavoro grafico del tuo album è eccezionalmente bello; quant’è
importante per te rispetto alla musica?
GM: Questa è una domanda fantastica, e devo ringraziare Max Crace, responsabile della
fotografia e del design. Per molto tempo mi sono concentrata solo sulla musica in
sé e ho evitato l’aspetto visivo. Ma poi ho capito che avendo l'opportunità di
lavorare con brillanti artisti visuali, non c'era possibilità di compromettere il
lavoro musicalmente. Se le immagini rispettano e potenziano la musica, l’arte
si espande.
GE: Posso chiederti dell'importanza di Maggie Lewis nella tua vita, che
ringrazi nel libretto che accompagna il disco?
GM: È una bella domanda. Maggie era la mia migliore amica, come
una sorella per me, e morì mentre stavo componendo l'album. Le fu diagnosticata
la leucemia alcuni anni prima e l'aveva combattuta. Mentre stavo lavorando a
quest’album, si ammalò di nuovo. Quella volta fu un colpo. Nel giro di un paio
di giorni passò da "La ripresa sarà lunga e lenta" a "Ha ancora
qualche giorno di vita". La notte in cui morì, il dolore fu travolgente.
Ricordo di aver passeggiato per la casa pensando: "Cosa ne faccio di tutto
questo?" La sensazione era onnipotente, incontenibile. Mi sono seduta e ho
scritto Weights. Non calmò il dolore,
ma fu un posto dove metterlo, un veicolo per esprimerlo in un modo che solo la
musica può avere.
GE: Quindi immagino che il suo amore, o la sua presenza, sia una parte importante
dell'album?
GM: Sento che è così. Il processo di realizzazione
dell'album è stato per me un viaggio, sia a livello artistico che personale.
Quando abbiamo deciso di chiudere l'album con un capitolo dedicato alla
redenzione, questo mi ha davvero parlato.
GE: Tornando alla tua infanzia, quando hai iniziato a suonare la
chitarra?
GM: Quando ero adolescente, mi interessai alla musica
orientata alla chitarra attraverso chitarristi come Steve Vai e Joe Satriani. Poi ascoltai Eric Johnson, e mi trasportò in un
posto così gioioso che mi fece decidere di prendere una chitarra.
GE: Qual è stata la tua prima chitarra?
GM: Mio padre aveva una ESP in casa, che ho suonato un paio
di volte. Ma la mia prima chitarra, che ho ancora, fu una Music Man Silhouette.
Un regalo straordinario dalla famiglia Ernie Ball, che mio padre conosceva
perché era giornalista alla rivista Guitar Player. Un giorno la famiglia Ball
ci fece fare un tour della fabbrica, e più tardi chiamarono e dissero, "Ci
piacerebbe darti quella Silhouette." Stavo aspettando la cifra o l'importo
dello sconto, ma la frase finì lì. “Aspetta...mi date la chitarra ?!",
Sterling disse "Sì," e in quel momento giurai a me stessa che se mai
avessi fatto qualcosa con quello strumento, Ernie Ball/Music Man avrebbe avuto
la mia eterna lealtà. Quindi suonare la chitarra per me è iniziato con questo
incredibile gesto di generosità, e continuo a cercare di essere degna di quella
gentilezza.
GE: Se dovessi scegliere tre momenti chiave nella tua carriera, quali
sarebbero?
GM: In primo luogo, la decisione di frequentare una scuola
di musica; fu un impegno decisivo per fare ciò che volevo veramente imparare.
Ho studiato con Phillip de Fremery,
un incredibile chitarrista classico e un insegnante brillante. La sua fiducia
in me mi ha incoraggiato a pensare che non fosse troppo tardi per prendere sul
serio la musica.
Il secondo momento fu quello di lasciare la mia carriera
nella compagnia aerea. Sono sempre stata consapevole che la musica fosse una
pessima decisione finanziaria. Non volevo far preoccupare i miei genitori o
vivere sulle spalle di qualcun altro, o essere così indigente da non essere in
grado di sostenermi da sola o da non poter fare regali di compleanno ai miei
amici senza stress o senza indebitarmi. Così, dopo essermi laureata, sono andata
alla scuola di volo, ho preso la licenza, ho iniziato a insegnare e ho lavorato
per una compagnia aerea per circa un anno. Ma la vita aerea non mi andava bene.
Dopo quattro mesi mi ero già annoiata e non avevo la flessibilità necessaria
per seguire la musica nel modo in cui sapevo che avrei dovuto, quindi me ne
andai. Quella decisione segnò il mio pieno impegno per la musica.
Una terza decisione decisiva fu quella di incidere il mio
album, Abandon All Hope. Ho sempre
scritto musica e ho sempre cercato modi nuovi per crescere. Quest’album mi ha
costretto a imparare e a crescere molto per vedere l'album realizzato come volevo.
GE: Uno dei tuoi video più popolari su YouTube è "When the Levee
Breaks" delle Zepparella - perché pensi che abbia colpito tanto gli
spettatori?
GM: Non ne ho idea! Ci sono certe cose che accadono sui
social media con algoritmi che non capisco. Una delle ipotesi è che i Led
Zeppelin non abbiano mai suonato quella canzone dal vivo, quindi forse quando
le persone lo cercano su YouTube, si imbattono nella nostra versione. E ha
avuto senso per diversi aspetti: ho avuto modo di suonare la slide guitar; Anna
fa un ottimo lavoro con l'armonica; Clementine interpreta uno dei beat più
famosi della storia del rock. Ma la voglia di farla venne da me, quattordicenne,
che mi innamorai della band attraverso quella particolare canzone. Se in
qualche modo sono riuscita a trasmetterlo nella performance alle persone...non
lo so!
GE: Per cambiare argomento, un recente sondaggio della Fender ha
rilevato che metà delle vendite di chitarre nel Regno Unito e negli Stati Uniti
sono destinate alle ragazze; cosa ne pensi?
GM: È fantastico che le cose stiano cambiando. La mia
migliore ipotesi sul perché è che la chitarra elettrica è uno strumento
relativamente nuovo, e il mondo era un posto molto diverso quando lo strumento divenne
popolare. Il ruolo di uomini e donne, almeno negli Stati Uniti, era molto
diverso da quello di oggi. Avevamo bisogno di cambiamenti sociali per creare il
paesaggio giusto. Avevamo bisogno che lo strumento guadagnasse una popolarità
diffusa. Quindi una generazione di ragazze doveva nascere in un mondo in cui
non sarebbe stato incomprensibile che suonassero la chitarra. Quelle ragazze non
dovevano farsi scoraggiare dal fatto che fosse più una "cosa da ragazzo".
Poi quelle ragazze avevano bisogno che tempo e pratica le facessero diventare
abbastanza brave da farsi ascoltare. L'unica donna chitarrista che era nel mio raggio
d’azione quando m’interessai a questo mondo era Jennifer Batten, solo di
recente ho appreso di pionieri come Emily
Remler e Sister Rosetta Tharpe. Sono
sempre stata un po’ un maschiaccio, quindi non ho mai avuto dubbi sull'avere
per lo più uomini come miei eroi chitarristici. Ma non è così per tutti. A
volte abbiamo bisogno di vedere qualcuno che assomiglia a noi per immaginare
noi stessi dove sono loro. Ora ci sono così tante chitarriste affermate, troppe
per nominarle tutte. Quindi, con più modelli da seguire e con uno sfondo
sociale completamente diverso, è logico che molte più ragazze comprino una
chitarra.
GE: Hai detto in un'intervista che Jeff Beck è un
"dio” per te; quali altri chitarristi ammiri di più?
GM: Recentemente, mi sono soffermata su Andy Timmons, e mi sono chiesta, "Oh mio Dio, come si può
essere meglio di lui?". Nili Brosh,
un mio buon amico, è un chitarrista feroce e versatile. Daniele Gottardo è un compositore assolutamente brillante e un
virtuoso, il che raramente si vede. Anche Steve
Morse è una delle mie influenze più grandi e più durature.
GE: Qual è la tua chitarra preferita oggi?
GM: È ancora una Silhouette della Music Man; la Silhouette Special
adesso. Te la mostrerò ora [alza la chitarra]. Suona come nessun’altra; la amo!
GE: Che attrezzatura usi?
GM: Amo il pedale wah wah della Xotic. Suona come il vintage
Cry Baby che ‘rubai’ a mio padre quando iniziai a suonare. L’ho dovuto cambiare
l'anno scorso ed è stato piuttosto difficile trovare un sostituto. Ma il wah
Xotic è fantastico. Adoro anche i pedali Providence Chrono Delay, Phase Force e
overdrive. Eventide H9 Harmonizer è uno strumento incredibilmente versatile.
Gli amplificatori Two-Rock sono stati i miei amplificatori
principali negli ultimi anni. Il loro suono è glorioso, sono stati gli
amplificatori più durevoli e affidabili che abbia mai usato. Ho un Bi-Onyx e
Bloomfield Drive. Adoro anche il mio Engl SE 670 el34, che è perfetto per suoni
con un gain molto alto ma che richiedono anche chiarezza e articolazione.
La mia chitarra classica è una Kenny Hill Ruck, e ho una
chitarra elettrica con corde in nylon Sadowsky, davvero unica. La mie acustiche
sono una meravigliosa Stephen Strahm Eros e una Santa Cruz Guitar Company OM.
Utilizzo pickup, cavi, tracolle Di Marzio, corde Ernie Ball
(0,10 - 0,52) e plettri Dunlop Jazz III.
GE: Che consiglio daresti a chitarristi appena agli inizi?
GM: Penso che la cosa più importante sia capire quali sono i
tuoi obiettivi. Assicurati che siano i tuoi obiettivi, non quelli di qualcun
altro. Quindi pianifica il tuo percorso di conseguenza. Tieni la mente aperta,
lavora sodo, impara il più possibile e non aver paura di provare cose difficili.
E dico a tutti di comprare una copia di Zen
Guitar di Philip Toshio Sudo e
di leggerlo ogni tanto. L'ho letto più volte di quante ne possa contare.
GE: Che piani hai per il 2019?
GM: Le Zepparella sono occupate come sempre, e questo è ciò
che mi paga l'affitto (ride), quindi sono molto contenta del mio lavoro di
tutti i giorni. Farò anche musica più originale con la mia band solista e lavorerò
su due nuovi album. Uno di questi sarà una collezione di pezzi per chitarra
solista, e l'altro più lungo le linee del percorso che ho intrapreso con Abandon All Hope.
Guitars Exchange ringrazia Gretchen Menn per il suo tempo e,
educata e generosa come sempre, risponde: "Voi, ragazzi, avete fatto
interviste incredibili; sono onorata che l’abbiate chiesto anche a me".
Pagina web ufficiale di Gretchen Menn