La cometa della Regina di ghiaccio

Di Paul Rigg

The Ice Queen, pubblicato il 2 marzo, rappresenta la maggiore età di Sue Foley come cantante, compositrice e chitarrista. È particolarmente appropriato il fatto che questo, il suo miglior album fino ad oggi, sia stato registrato con il supporto dei suoi colleghi di lunga data Charlie Sexton, Jimmie Vaughan e Billy Gibbons (ZZ Top) negli studi di Firestation a San Marcos, appena a sud di Austin, dove iniziò a registrare diversi decenni fa come giovane chitarrista e cantante blues. In questo senso, Foley ha chiuso il cerchio, ma con una differenza importante questa volta: ora è indiscutibilmente lassù con i grandi artisti del blues del nostro tempo.    

Una testimonianza dello status di Foley è il fatto che, nella comunità blues, chi ha collaborato con lei a quest’album sia la ‘crema’ della scena musicale di Austin: il chitarrista Derek O'Brien; l'organista Mike Flanigin (produttore del disco); la sezione di fiati composta da Randy Zimmerman, 'Kaz' Kazanoff, Al Gomez, Jimmy Shortell e John Mills; i batteristi Chris Layton, JJ Johnson e George Rains (che Foley ha recentemente descritto nell’intervista con Guitars Exchange essere uno dei migliori batteristi blues di sempre). Ma chiarire ogni dubbio su su chi sia la responsabile di tutto, questo è un indizio: suona una Telecaster rosa paisley.
 

 

Foley ha scritto o co-scritto 10 dei 12 brani dell'album, che inizia con la stridente Come To Me. Il suo grande assolo di chitarra su questa traccia è completato alla perfezione dallo slide di Charlie Sexton.
   

Il pezzo successivo, 81, parla letteralmente della strada insidiosa che si estende dall'Ontario al Tennessee. "È un serpente a due teste, che snoda la coda, dai possenti Appalachi alle porte dell'Inferno" canta la Foley; e lei la conosce bene, quella strada, per averla percorso tante volte. "La temevo sempre", dice, e il terrore si riflette bene nell’accurato dialogo chitarristico tra lei e Sexton.
   

Dopo la vivace Run, arriva l'eccellente canzone principale, The Ice Queen, che in più di sei minuti dà il tempo per una ricca esibizione chitarristica di Foley e per far brillare la sua voce. "L'ultimo uomo che ho lasciato entrare, beh, mi ha distrutto [...] il vecchio inverno ha messo un lucchetto al mio cuore", canta, spiegando perché ora è "la Regina del Ghiaccio [...] così fredda e distante". "Questa canzone è il sogno di ogni fan del blues", dice la rivista Vents ed è difficile non essere d'accordo.
   

   

Jimmie Vaughan si esibisce nel rock The Lucky Ones, suonando la chitarra e cantando un duetto con Foley. Mike Flanigin aggiunge bei tocchi con ciò che sembra essere un organo B3 Hammond.
 

Più tardi, Foley recluta Billy Gibbons per aggiungere la sua voce rocciosa e l'armonica a Fool's Gold, creando una melodia deliziosa.
   

      

Nel disco c’è molto altro, poiché termina sorprendentemente con diverse tracce acustiche. Forse più di ogni altra canzone, The Dance mostra che Foley non siederà mai sugli allori, poiché negli ultimi anni si è impegnata a imparare la chitarra flamenca, e questo gioiello ne è il risultato. Qui lascia da parte il plettro e usa solo le dita per farci conoscere qualcosa che continua ad essere Foley, ma completamente nuova.
 

L'album si chiude con un altro brano acustico, questa volta con tocchi country, in una versione del Cannonball Blues di AP Carter.
 

The Ice Queen
è l'undicesimo album di Foley e ci presenta un’artista che è al culmine della sua carriera ma che anela a crescere ancora.

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