La storia di O

Di Paul Rigg

Quando di recente Orianthi rilasciò un'intervista esclusiva a Guitars Exchange, fornì un grande indizio sulla direzione che avrebbe preso il suo nuovo album: "Ho fatto molto pop in passato, il mio primo singolo era pop, ma sono una grande fan di molti generi musicali [....] Ho suonato anche roba più pesante, e anche questo è stato divertente", disse.       

Ora che O (6 novembre 2020; Frontiers Music) è uscito, possiamo confermare che quello che aveva accennato era vero; ha suonato 'un po' di roba più pesante' - e l'ha anche registrata. Il nuovo disco di Orianthi è pieno di potenti riff rock e brani orientati al blues che attingono chiaramente alle sue strette collaborazioni con Steve Vai, Carlos Santana, Richie Sambora e Alice Cooper, ma è molto più di questo; la sua voce è ricca e spesso distorta, e spesso si lancia in nuove incursioni, per esempio, con qualche inaspettato synth o un cambio di tono.
   

   

Il primo album in studio di Orianthi in sette anni la vede affiancata dal batterista e bassista Evan Frederiksen e dal percussionista e programmatore Marti Frederiksen, che ha avuto un ruolo importante anche nella scrittura e produzione delle canzoni. Il lavoro di Marti è infatti evidente fin dal primo brano Contagious, che presenta vari generi e stili, un rovente assolo di chitarra e testi che almeno a un certo livello sembrano fare riferimento a quello che il mondo ha vissuto quest'anno: "Non ci spezzeranno perché l'odio è contagioso", canta Orianthi con la consueta passione.
     

Contagious
è seguita dalla più pesante Sinners Hymn, uscita originariamente in agosto, che questa volta mette in mostra alcuni ruvidi riff di chitarra con il wah e sintetizzatori freddi come il ghiaccio. Questa freddezza e grinta è sottolineata nel video di Orianthi, che è stato girato in quella che sembra una lurida stazione della metropolitana. Questo brano è allo stesso tempo fresco e tagliente e Orianthi lo definisce perfettamente.
   

    

Rescue Me
è un pezzo blues accattivante ma dal ritmo più lento; Blow è caratterizzato dalla potente voce di Orianthi; mentre il pop-funk Sorry, un brano pieno di spunti, può avere il massimo impatto come singolo. Segue un improvviso cambio di ritmo con Crawling Out Of The Dark, che è una bella ballata che colpisce sia per la sua immediatezza che per la sua semplicità. Vale la pena ascoltarla diverse volte, e il suo tema di un cuore spezzato probabilmente l'aiuterà in questo senso.  
     

Impulsive
uscì il 2 ottobre 2020, insieme a un video che mostrava il lato divertente di Orianthi con lei che si vestiva e si divertiva a ballare insieme alla sua band. La canzone è stata descritta da un critico come "l'inno per automobilisti" per via della sua potente linea di basso, e, almeno nel video, la performance presenta anche la sua sontuosa Goldtop PRS custom 24.
   

   

L'album si chiude con Company e Moonwalker; la prima mostra ancora una volta vari generi, mentre la seconda può forse essere un'allusione all'epoca in cui Orianthi lavorava con il "re del pop", Michael Jackson. Entrambi sono brani forti e rappresentano un degno finale per l'album; appena terminato sono tornato con piacere all'inizio per riascoltarlo.   
     

O
è la storia della versatilità e della tendenza degli intenti di Orianthi. I grandi riff di chitarra e gli assoli convivono con brani acustici più dolci; la sua voce è potente e variegata; le canzoni sono spesso accattivanti, ma sanno anche coglierti di sorpresa nei giri che fanno. Insomma, O è un'aggiunta molto gradita alla discografia di questa australiana di talento. 
  

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