Un'incredibile eredità

Di Tom MacIntosh

Samuel Gene Maghett è un nome che probabilmente non suonerà a nessuno…fino a quando non s’inizi a parlare di Magic Sam, allora forse avrete un'idea di chi fosse e dell'enorme impatto che ebbe sulla scena blues di Chicago alla fine degli anni '50 e '60. Questa è la sua storia...    

Figlio di un mezzadro, nacque il 14 febbraio del 1937 nella contea di Grenada, nel Mississippi, e dimostrò da subito un'abilità innata per la musica: quando non suonava la chitarra, ne costruiva una. Utilizzava qualsiasi cosa, scatole di sigari, archi "diddley", cavi di ogni tipo, proprio tutto, e perché? Perché il ragazzo rimase affascinato dal sound dei suoi primi eroi, Muddy Waters e Little Walter.
   

Andò via di casa per raggiungere Chicago all'età di 13 anni e, prima di compierne 20, suonava già la chitarra nei club di Blues del West Side della città, in ‘duelli’ con persone come Southside Biggies, Howlin' Wolf, Elmore James, Freddie King, Bo Diddley e "Homesick" James Williamson, solo per citarne alcuni. Non male per un ragazzo che scappò dalle frustate di un padre violento per la sua mancanza d’interesse per l'agricoltura, che fuggì al nord per vivere con la zia Lily e suo marito, il gigante dell'armonica a bocca 'Shakey Jake' Harris, che l’avrebbe guidato, incoraggiando il suo talento naturale. Il suo modo di suonare il ‘picking staccato’ con molto tremolo, era qualcosa di assolutamente nuovo a quell’epoca e riuscì a firmare un contratto con la Cobra Records, diretta da Eli Toscano, nel 1957. Il suo primo singolo, All Your Love, fu un successo immediato nella comunità blues, e con le continuazioni Everything Gonna Be Alright, e Easy Baby si fece un nome nel West Side di Chicago grazie a uno stile che continua ad essere emulato dai bluesmen di oggi. Il suo tono si forgiò tra l'oscurità del blues del Delta e il sound palpitante di Chicago, con un pizzico del suono tipico di Memphis. Il fraseggio tagliente, con assoli di una sola nota alla B.B.King, pieni di riverbero e tremolo, con l'aggiunta di accordi in nona e scolpendo linee di basso, diedero vita a un sound personalissimo che tirò fuori dalla sua Epiphone Riviera color ciliegia.
   

   

Fu la vera nascita del blues del West Side di Chicago. Otis Rush e Buddy Guy, anche loro artisti della Cobra, erano lì con lui, creando nuovi riff e lick per i futuri chitarristi del blues elettrico. Il suo singolo 21 Days in Jail si distingue per la sua destrezza negli assoli, in un tema che è essenzialmente un rockabilly con Willie Dixon che suona il basso come fosse un tuono: un ottimo lavoro in soli due minuti.
   

La Cobra chiuse i battenti e invece di seguire Rush e Guy alla Chess Records, fu chiamato per il servizio militare (Vietnam), ma si assentò senza permesso e, per quello, passò sei mesi in prigione. Questo fu ciò che causò un crollo emotivo in Sam. Quando uscì nel 1960, la scena del Rock & Roll si stava spostando verso chitarre acustiche facendo svanire, poco a poco, la magia del blues elettrico di Chicago. Tuttavia, firmò con la Chief Records e registrò una cover di Fats Domino, Every Night About This Time, tipico blues di Chicago, ma senza raggiungere i livelli precedenti. Fra la scena hippy del "flower power", che puntava su armonie pallide e accordi acustici dolciastri, e i pochi concerti, Sam toccò il fondo. Aveva ancora lavoro nei club, ma le opportunità per registrare qualcosa erano ridotte. Oltre a questo, era perseguitato dal sindacato per questioni di onorari e veniva costantemente truffato da gente della peggiore specie.
   

   

La situazione migliorò un po’ quando Bob Koester, fondatore della Delmark, promotore appassionato di blues (che contrattò Junior Wells, autore del capolavoro Hoodoo Man Blues, con un gran lavoro alla chitarra di un altro rappresentante della West Chicago, Buddy Guy), riconobbe il suo talento. "Sentii per la prima volta Magic Sam in uno dei meravigliosi 45 giri della Cobra. Più tardi, lo conobbi di persona all'Alex Club, tra Roosevelt e Loomis nel West Side di Chicago, nel 1962. Fu una performance spettacolare. Muddy Waters Lo chiamò sul palco, Sam inciampò in un filo elettrico e saltarono scintille! Il suo modo di suonare e cantare era ancor più elettrizzante".
   

Con Koester, incise il leggendario West Side Soul, (1967) con Mighty Joe Young alla seconda chitarra, e Odie Payne alla batteria. L'album mostra la passione e l'ampiezza del suo blues in stile West Side, dalle commoventi That's All I Need e I Feel So Good, alla sorprendente strumentale Lookin’ Good e, naturalmente, Sweet Home Chicago. Ricevette ottime critiche a livello nazionale e i suoi colleghi Paul Butterfield, Cream, John Mayall, Canned Heat e Janis Joplin iniziarono a mostrare chiari segni della sua influenza.
   

   

Approfittando dell'ondata di successo, fece un tour incendiario in tutti gli Stati Uniti. Era al culmine della sua carriera. La continuazione di West Side Soul fu Black Magic, con Eddie Shaw al sax tenore nel funky You Belong to Me, la sentimentale What Have I Done Wrong, e lo stile personale di Sam in San-Ho-Zay di Freddy King. Più tardi Sam disse che non solo pensava che fosse il miglior lavoro che avesse mai fatto, ma che era "il miglior album che avesse mai sentito". Questi due lanci con la Delmark gli portarono il riconoscimento internazionale come uno dei grandi del blues, con tour in Gran Bretagna e in Germania, accompagnato dal grande armonicista blues Charlie Musselwhite e dal batterista Sam Lay. Nel 1969 mise a ferro e fuoco l'Ann Arbor Blues Festival ed era pronto a firmare con la Stax Records dopo la scadenza del suo contratto con Delmark. Ma problemi cardiaci cominciarono a farsi notare fino a una morte per infarto poco meno di 50 anni , nel 1969, all'età di 32 anni.
   

Dopo la sua morte, membri della Butterfield Blues Band organizzarono un concerto di beneficenza, un paio di settimane più tardi, al Fillmore West di San Francisco, che contò con la partecipazione di ammiratori del calibro di Mike Bloomfield, Elvin Bishop, Musselwhite e Nick Gravenites. Un omaggio arrivò anche da Hollywood, nel film The Blues Brothers, in cui Jake Blues (John Belushi) gli dedicò Sweet Home Chicago.
   

Da allora, la sua eredità è stata apprezzata e ben custodita, la sua perseveranza ammirata e il suo stile adorato, quello unico, eterno e irripetibile di Magic Sam.    

Photogallery