Il terzo pilastro dell'Heavy

Di Sergio Ariza

I Deep Purple trovarono loro stessi con In Rock, il primo album in studio della loro formazione più ricordata, quella del 'Mark II'; composta da Ritchie Blackmore, Ian Gillan, Roger Glover, Jon Lord e Ian Paice; ma fu quando incisero definitivamente il loro nome nella pietra, mettendosi alla pari con i loro amati Led Zeppelin e Black Sabbath, come una delle tre band su cui fu costruito l'intero edificio dell'Heavy Metal, che apparve questa meraviglia intitolata Machine Head.   

   

La migliore prova che i Purple avevano raggiunto il loro apice era la canzone di apertura, uun grande brano in cui mettevano il piede sull'acceleratore e spingevano fino in fondo. La canzone era nata per caso: mentre viaggiavano sull'autobus un giornalista chiese a Blackmore come componevano le canzoni, e senza pensarci il chitarrista prese un'acustica e cominciò a suonare il riff di Highway Star... e subito dopo Gillan cominciò a improvvisare la melodia e parte del testo. Quella stessa notte la finirono e la suonarono dal vivo per la prima volta. È il brano più forte della band e mostra chiaramente le influenze classiche dei loro due principali solisti, Jon Lord che si ispira al barocco per il suo assolo, e Blackmore che risponde mescolando Johann Sebastian Bach con Hendrix.
     

Il riff di Maybe I'm A Leo fu opera del bassista Roger Glover ed ebbe una riconosciuta fonte di ispirazione - How Do You Sleep? di John Lennon. È una delle canzoni più blues rock della loro carriera, incluso l'assolo di Blackmore. Never Before fu una scelta strana come singolo principale dell'album, e non lo dico perché fosse una brutta canzone, tutt'altro, ma perché tra le scelte c'erano quelle che potrebbero essere le due più grandi canzoni della loro carriera, Smoke On The Water e Highway Child. La canzone li vede dimostrare che, quando vogliono, possono suonare funky, oltre ad avere un passaggio in cui respirano ancora una volta l'aria psichedelica degli esordi.
   

   

Naturalmente, se il primo lato si apriva con una mossa iniziale sorprendente, il secondo lato si apre con Smoke On The Water - scacco matto. È la CANZONE del gruppo, in lettere maiuscole, costruita su uno dei tre riff su cui è stata costruita la cattedrale della musica heavy (insieme a Whole Lotta Love dei Led Zeppelin e Iron Man dei Black Sabbath), e con un testo che si riferisce all'incendio del Casinò di Montreaux, il luogo che avevano affittato per registrare Machine Head, durante un concerto di Frank Zappa & The Mothers Of Invention. L'autore del mitico riff, Ritchie Blackmore, ha dichiarato in più di un'occasione che è nato dalla scomposizione dell'inizio della Quinta Sinfonia di Beethoven, anche se non crediamo che gli eredi di Ludwig ne chiederanno i diritti...
     

Lazy
è un'altra delle meraviglie dell'album, con un inizio in grande stile dell'Hammond di Jon Lord, finché non arriva il riff, suonato dall'organista e da Blackmore. Poi il chitarrista ha il tempo di mettersi in mostra e dimostrare la sua ammirazione per Clapton dei Cream, con altri riff e un altro assolo, questa volta di Lord. Gillan non si sente fino a ben oltre i quattro minuti, ma quando arriva la canzone diventa un rhythm & blues accelerato, con assolo di armonica incluso.
   

   

Ancora più leggendaria è Space Truckin', la canzone che chiude l'album. La sua concezione fu molto 'serendipitosa', con Blackmore che creò un riff sul tema di Neil Hefti per la serie TV Batman, sul quale chiese a Gillan di improvvisare qualcosa. Dal vivo, come si vede nel leggendario Made In Japan, la estesero all'infinito e oltre, e fu la canzone scelta da Blackmore per spaccare qualche Strato sul palco.
     

Machine Head
divenne l'album di maggior successo della carriera dei Purple, ma la sua influenza fu molto più grande delle sue numerose vendite. Per una volta il perfezionista Blackmore era soddisfatto, nelle sue stesse parole "tutto era naturale e tutto funzionava", cosa che, come sappiamo, non durò a lungo...
   

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