Un capolavoro Jazz/Rock

Di Tom MacIntosh

La Mahavishnu Orchestra è un mix internazionale di virtuosi musicisti capitanati dal chitarrista inglese John McLaughlin, con l'irlandese Rick Laird al basso, il batterista panamense-americano Billy Cobham che si è "fatto le ossa" suonando con un certo Miles Davis negli anni 60 e 70, il pianista ceco Jan Hammer e il violinista americano Jerry Goodman (The Flock). Era il 1973, l'alba della sperimentazione jazz/rock fusion, e il gruppo, sotto il tocco premuroso del produttore britannico Ken Scott (Beatles, Elton John, Pink Floyd, Jeff Beck Group, Procol Harum, tra molti altri...), pubblicò Birds of Fire (Columbia Records). Fu la loro seconda e ultima registrazione in studio con la formazione originale prima di sciogliersi. Rimane un disco di fusione jazz/rock di altissimo livello.   

    

Con il loro precedente disco The Inner Mounting Flame si addentrarono in un territorio sconosciuto, introducendo il jazz nei generi affini: rock, orientale, R&B, classica e country. L'effetto ebbe un ampio richiamo tra gli ascoltatori più giovani, facilitando l'apprezzamento di nuovi percorsi e direzioni musicali e le sue infinite possibilità.
    

La title track Birds of Fire inizia il tutto in forma stupefacente, mostrando l'ipnotico intreccio tra i musicisti. Il dialogo tra McLaughlin e Goodman si libra semplicemente, forse come gli uccelli del titolo, costruendo assoli che fanno di questa canzone un classico tra i puristi del jazz e i rocker. La canzone è giustamente descritta dal critico di All About Jazz Walter Kolosky, "Birds of Fire, che apre l'album è un classico della fusion. John McLaughlin mette paura alla sua chitarra con le sue convulsioni melodiche. Se volete spaventare un neofita della musica, alzate il volume dello stereo e suonate il brano di copertina - è garantito che lo farà fuggire". Il secondo pezzo è un omaggio di McLaughlin al suo mentore Miles Davis che serve alcune vibrazioni funky di apertura sul sintetizzatore Moog di Hammer, unite a una linea di basso e a un gran lavoro di bacchette in un arrangiamento che si sovrappone, rallentando su alcuni dei migliori lavori di McLaughlin, quasi in punta di piedi nel finale esplosivo di fuochi d'artificio musicali che semplicemente abbaglia ad ogni livello con ogni musicista che interviene, rubando la scena e poi tornando in riga, ognuno nella propria posizione.
   

    

McLaughlin è spettacolare durante tutto il disco, non solo per aver composto da solo tutti gli arrangiamenti, ma anche per la sua velocità fulminea e il suo tocco morbido nel suonare le chitarre, come la sua Gibson Hummingbird, una Fender Mustang, una Gibson EDS 1275 doppio mnico e specialmente la sua Gibson Les Paul Custom del '58 che lui sostiene essere lo strumento perfetto per il suono più duro.     

La funky Celestial Terrestrial Commuters è probabilmente il pezzo più movimentato dell'album, iniziando con un groove di 19/16 e poi un altro frenetico duello tra violino e chitarra che mostra la passione e la determinazione che mostrano per tutto il disco. Le cose rallentano su Thousand Island Park e Hope, usando un tocco classico orientale (forse indiano) nella prima, mentre Hope cresce fino ad un climax melodioso.
    

    

Il gioiello della corona è l'intensità stratificata di One Word dove ognuno dei talentuosi musicisti si affaccia con i propri assoli; Laird in un raro assolo di basso e Cobham in un volo di 2 minuti di assolo di batteria che mostra perché è uno dei migliori batteristi del mondo, che porta direttamente alla chiusura di McLaughlin alla "velocità della luce" zigzagando, con i wah wah che ululano e Goodman che risponde in modo simile con alcuni altri folli licks. Questo pezzo di quasi 10 minuti è forse il loro miglior lavoro durante la loro breve vita insieme, che non è una cosa facile da dire considerando il talento mozzafiato coinvolto qui. Open Country Joy è proprio quello che il titolo implica: una canzone più libera di Birds of Fire e realmente piena di anima, con alcuni bei tocchi country al violino e alla chitarra... un altro pezzo di classe. L'album si chiude con la appropriata Resolution, un esercizio di intensità a fuoco lento che cresce fino ad arrivare ad un picco, concludendo una collezione febbrile di pezzi magnifici.
     

Se siete nuovi alla Mahavishnu Orchestra questo è un posto magico per iniziare, raccomandato anche ai fan del rock che amano nomi come Jimi Hendrix e King Crimson, per esempio, e naturalmente ai fan del jazz di tutto il mondo. 
     

Per i musicisti e le canzoni che lo compongono, questo disco è praticamente intoccabile, all'epoca e ancora oggi. Un capolavoro eterno.   

Photogallery