Sogni D'Oro

Di Paul Rigg

“Aspettatevi di tutto" potrebbe essere la sintesi dell'ottavo album degli Idlewild, Interview Music, uscito il 5 aprile.  

"È un disco disparato, più esplorativo. Alcune delle canzoni sono classiche degli Idlewild, mentre il resto va su tangenti diverse", ha detto recentemente il chitarrista Rod Jones a Guitars Exchange, e l’ascolto dell'ultimo album della band scozzese, ispirato al sogno, certamente lo conferma.
 

I collaboratori di lunga data Roddy Woomble (cantante e paroliere), Colin Newton (batteria), e il produttore Dave Eringa, continuano ad essere le fondamenta della band; ma questa volta sono stati raggiunti da Luciano Rossi (tastiere) e Andrew Mitchell (basso), che hanno dato loro una nuova direzione. "La band ha una nuova energia: è una nuova versione del gruppo", ha detto recentemente Woomble.
   

     

Gli Idlewild iniziarono quasi un quarto di secolo fa come una band indie radicata nel punk rock e si sono evoluti in un gruppo che suona in stadi enormi e che canta grandi inni. In quest'ultima incarnazione continuano a spingere i confini e a sperimentare con tocchi di soul, psichedelia e persino musica country; la creatività e le idee abbondano.     
 

Sembra che queste idee siano state alimentate almeno in parte dal lavoro in luoghi diversi come le isole Ebridi Esterne o Los Angeles. "Vivo nelle Highlands scozzesi, e tra queste e la California ci sono due luoghi che possono metterti in uno stato da sogno: guidare lungo la Sunset Boulevard al tramonto o guidare sulla remota penisola di Ardnamurchan al sorgere del sole. Il mondo sembra irreale, magico. Sogni attraverso un paesaggio", dice Woomble.
 

Non c'è espressione migliore di ciò che il primo singolo dell'album, Dream Variations, che fonde splendidamente una forte linea di basso, un pianoforte, e ciò che sembra essere la Fender Jaguar del 1964 favorita di Rod Jones. Questa canzone ricorda immediatamente i primi Idlewild ma proprio mentrel'ascoltatore si sente a suo agio con quell'idea, arriva una curva a gomito e una virata verso il territorio psichedelico con una deliziosa melodia onirica.
   

   

Allo stesso modo, I Almost Didn't Notice inizia con tastiera e voce, ma poi sfocia in una canzone orientata alla chitarra, facendo in modo che l’ascoltatore resti a chiedersi quale altro coniglio tireranno fuori dal successivo cappello a cilindro.
 

There's A Place for Everything
si aggiunge alla ricca e variegata tavolozza introducendo un sintetizzatore; mentre Interview Music ritorna alle radici rock del gruppo, ma con un tocco particolare dovuto alla sua struttura innovativa. Il brano che dà il titolo al disco sfiora i cinque minuti, e le sue chitarre e parti di pianoforte a volte suonano discordanti ma, miracolosamente, la formula funziona.
   

   

La sperimentazione continua con Mount Analogue, questa volta con strumenti a fiato, e la potente Bad Logic, dove la famosa descrizione della band come "il suono di una rampa di scale che cade da una rampa di scale" potrebbe essere ancora valida.
 

La canzone di chiusura, Lake Martinez, rappresenta n altro cambio di direzione degli Idlewild. Rossi fornisce la struttura con un piano sublime mentre Woomble canta con molto soul: "È difficile scrivere come ti senti. Tutti si alzano e se ne vanno sempre. Mi sento pieno d’immaginazione, andando più a fondo nei sogni ad occhi aperti per capirlo fedelmente.
 

Tutto il disco non è null’altro che un altro passo avanti nell'eccitante evoluzione degli Idlewild, un gruppo fortemente influenzato dal punk, una band che è ancora disposta a sperimentare e innovare un'intera generazione più tardi; il sogno continua. 
   

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