Il meraviglioso mondo acustico di Rory Gallagher
Di Tom MacIntosh
Rory Gallagher lasciò questo mondo
nel 1995 e tutti piansero l'improvvisa scomparsa di questo musicista davvero
dotato, un uomo la cui carriera passò per molti stili e la cui musica ebbe un
enorme impatto su legioni di chitarristi e colleghi artisti che ammirarono
l’intero spettro dei generi che interpretò, dal suo blues/rock elettrico ad
alto voltaggio alle sue avventure acustiche attraverso il ragtime blues, il
soul celtico, il country blues, il jazz e ovviamente il folk. Il suo immenso
talento si estendeva oltre la chitarra e non possiamo dimenticare il suo
considerevole tocco con l'armonica, l'ukulele, il sassofono, il mandolino, il
basso, il banjo e il sitar.
Oggi a Guitars Exchange vogliamo
addentrarci un po’ di più nel suo stile acustico attraverso alcune delle sue
canzoni e composizioni più memorabili. “Perché l'acustica?”, potrebbe chiedersi
qualcuno, visto che era chiaramente un rockettaro
che ha letteralmente consumato la sua chitarra elettrica a colpi di assoli
scatenanti e passione sfrenata sul palco... Bene, diamo un'occhiata e
scopriamolo...
Al principio di tutto, il vero amore di Gallagher era l'acustica:
l’abbiamo visto spesso con la sua Martin D-35 del 1968 che usò nel suo album di
debutto omonimo Rory Gallagher (1971),
in Deuce (1971), così come nel Live in Europe (1972). Per canzoni come Just the Smile e il ragtime Pistol Slapper Blues, di Blind Boy Fuller, l’abbiamo invece
visto con un National Triolian Resonator del 1932. Spesso incoraggiava
chitarristi alle prime armi a imparare con l'acustica perché le corde erano più
dure, cosa che avrebbe indurito le loro mani e dita e impedito "finzioni".
Iniziò ad aggiungere pezzi acustici all’epoca dei Taste nel 1969 e da allora mise sempre
2 o 3 canzoni acustiche in quasi tutti gli album, e le suonava nei suoi
spettacoli dal vivo per mostrare non solo la sua destrezza con l'acustica, ma
anche per calmare gli animi e far prendere una pausa al gruppo. Suonò anche un'altra
cover di Blind Boy Fuller, Rag Mama Rag,
un rag alla velocità del fulmine che suona come i vecchi pianoforti degli anni
'20. Nel suo album del 1973, Blueprint, fa
una cover di un classico di Big Bill
Broonzy, intitolato Banker's Blues,
un country-blues su cui suona anche armonica e slide.
Il suo approccio con l'acustica fu l’utilizzazione della
tecnica ‘flatpick’ (quindi con l’uso di un plettro piatto) insieme al suo dito
indice e medio, ideale sia per chitarre acustiche che elettriche. In questo
modo era in grado di suonare scale più veloci e complesse, cosa che imparò
ascoltando musicisti inglesi e irlandesi come Paul Brady e Dick Gaughan,
due maestri di musica celtica. Un'altra influenza per quanto riguarda il
flatpicking fu l'americano Doc Watson,
un esperto in questo stile, sviluppato da chitarristi di bluegrass negli Stati
Uniti negli anni '50. Lo stile soul celtico, invece, fu ispirato da Richard Thompson, anche lui un devoto
del flatpicking, che salì sul palco con Gallagher, David Lindley e Juan Martin
in un famoso concerto acustico del 1984 a Londra, molto prima che il concetto
di "unplugged" diventasse una cosa ‘seria’ e diffusa.
Per quanto riguarda alcune delle sue canzoni acustiche più
famose, da ascoltare Walkin' Blues,
accompagnato dal virtuoso del banjo Bela
Fleck in un live a Montreux, Svizzera (1994). Fleck disse che fu spinto sul
palco per fare una jam con Rory senza sapere nulla del materiale e rimase a
bocca aperta, dicendo dopo "Era una
dinamo...fu una jam incredibile...Diventai un suo fan in quel momento".
La reciproca ammirazione tra i due è evidente. Entrarono in questa jam i
classici Blue Moon of Kentucky e Amazing Grace.
Nel suo album del '71, Deuce,
troviamo un'altra preziosa dimostrazione di lick in stile celtic-blues, oltre alla
sua meravigliosa voce, in I'm Not Awake
Yet, che fonde elementi folk/blues con una sfumatura di jazz. Mentre nella
nona canzone del disco, Out of My Mind,
una bellezza country-blues, troviamo probabilmente la sua migliore performance
di fingerpicking. Sempre in linea con il country-blues acustico, da non perdere
Wave Myself Goodbye (Rory Gallagher), 20:20 Vision (Tattoo,
1973) e la sua favorita dal vivo, dal suo album del 1976 Calling Card, Barley and
Grape Rag, un pezzo di jazz blues scritto da Gallagher che può
assolutamente competere con i migliori rag di tutti i tempi.
Un altro gioiello acustico assoluto è la sua cover di Out On the Western Plain di Leadbelly (Against the Grain, 1975) con elementi di fraseggio di musica
indiana intrecciati con il delta-folk americano, con un coro da cowboy
"yippee-ki-yay" che mostra quanto fosse adeguato in qualsiasi
contesto.
La sua versione del 1982 di Jinx fu per lo più una muscolosa e infuocata opera di blues-rock ma, come sempre, fece scivolare
la sua acustica nel disco ed è qui che troviamo Nothin' But The Devil di Lightnin'
Slim con un assolo acustico che è una classe magistrale di per sé, mostrando
anche le sue radici nel delta e la sua abilità con lo slide. Qui troviamo anche
la ballata blues Easy Come Easy Go,
in cui suona sia l’acustica che l’elettrica, in un'affascinante interpretazione
piena di sentimento, da parte del nostro leggendario chitarrista.
Nel 2003, a quasi un decennio dalla sua scomparsa, Wheels Within Wheels è una raccolta di
registrazioni e ‘outtakes’ presi da diversi luoghi in tutto il mondo e con
artisti come Martin Carthy, Bela Fleck, Ted Mckenna, Gerry McAvoy
e Bert Jansch, per citarne alcuni. È
un album di rock acustico costruito su jam session con i suoi ospiti e compagni
di band, molto più rilassato e intimo rispetto ai giorni elettrici.
Rory Gallagher era una delle più grandi forze chitarristiche
del suo tempo ed è ancora considerato tra i migliori musicisti, compositori e
artisti della storia. Tra i suoi sinceri fan c'erano grandi come Muddy Waters, Gary Moore, Bob Dylan, Slash, Van Morrison, The Edge e un tipo chiamato John Lennon; come ‘groupies’ proprio
niente male! Si rifiutò di pubblicare singoli e video musicali, essendo un
purista fino al midollo; si rifiutò persino di diventare un Rolling Stone negli
anni '70. Figo, no?
Siamo sicuri che adesso è lassù, da qualche parte, suonando e
bevendo con i migliori della storia…Ci manchi, Rory Gallagher.