Un genio "dal nulla"

Di Paul Rigg

Il chitarrista fusion statunitense Greg Howe (8 Dicembre 1963), pubblicò il suo primo album omonimo nel 1988, che fu presto dichiarato dalla rivista Guitar World uno dei 10 album shred più importanti di tutti i tempi.  
Howe è stato pioniere di diversi stili chitarristici tra cui veloci passaggi in legato con la mano sinistra e la tecnica del “hammer-on from nowhere” ("martello dal nulla"), in cui una nota viene suonata su una corda battuta dalla mano sulla tastiera.  

Il chitarrista ha pubblicato 10 album da solista e ha suonato con una serie di artisti tra cui Michael Jackson, Christina Aguilera e Justin Timberlake.
Guitars Exchange raggiunge Howe in una mattinata d’inizio ottobre 2018 mentre è a Las Vegas, preparandosi per il suo prossimo tour europeo. Successivamente porterà il suo cane a fare una passeggiata e si eserciterà alla chitarra, ma in questo momento ha una tazza di caffè in mano e desidera parlarci a fondo delle sue chitarre, del suo processo creativo e del suo ultimo disco.    

   

GE: Come è stato ricevuto il tuo ultimo album 'Wheelhouse'?
 

GH: Davvero bene, sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché non sai mai se piacerà. Tutto quello che posso fare è cercare di creare musica che spero piaccia alla gente, quindi è molto gratificante scoprire che la gente generalmente lo apprezza. È stato ricevuto molto bene; sono contento.    

GE: Hai iniziato la tua carriera con un disco più orientato al rock e poi sei passato alla musica fusion, come descriveresti quest’album?
   
GH: Questa è una buona domanda. È molto difficile per me essere autoanalitico. Quando è uscito il mio secondo album strumentale, ho scoperto improvvisamente che l’avevo scritto come avrebbe potuto fare Scott Henderson - e ho pensato "mi sentiranno come un artista jazz?". Non penso a me stesso in queste categorie, creo musica nella mia testa ed esce in un certo modo. Immagino che alcuni potrebbero descrivere il nuovo album come fusion - e forse è un po’ un ritorno al passato. Dato che ha certe qualità, le persone che hanno apprezzato le cose che ho fatto negli anni '90 probabilmente si divertiranno.  

GE: Quest’album rappresenta un ritorno al lavoro da solista dopo aver lavorato con band come i Maragold - cosa ti ha spinto a ritornare al lavoro strumentale solista?
 

GH: A essere onesti, sono rimasto deluso da quello che è successo con i Maragold. Ero davvero entusiasta di quella band e pensavo che musicalmente facessimo delle cose grandiose, ma non potevamo andare d'accordo, avevamo opinioni così diverse su tutto, quindi non eravamo in grado di farcela. Poi ho provato a lavorare con uno dei migliori cantanti che abbia mai sentito, ma di nuovo c'erano alcune cose che non funzionavano. Quindi, a quel punto pensavo di dover tornare indietro e riprendere la mia carriera. Ma è stata un'esperienza utile perché mi ha dato una nuova prospettiva.    

   

GE: In quest’album suoni di nuovo con Ernest Tibbs, al basso, e Gianluca Palmieri alla batteria...
 

GH: Sì, mi sono innamorato del basso di Ernest quando suonava con i Protocol perché ha davvero tutto ciò che volevo: il suo feeling con lo strumento è uno dei migliori che abbia mai sentito; conosce il jazz e l'armonia. È un bravissimo ragazzo, un tipo fantastico con cui andare in tour.
E con Gianluca ho lavorato a lungo: siamo grandi amici e lui è come parte della famiglia, quindi, come batterista, è stata una scelta naturale.  

GE: C’è un pezzo che preferisci dell'album?
 

GH: Non so se ne ho uno; è come chiedere di scegliere il tuo figlio preferito! Sono stato piuttosto contento del modo in cui è venuta 2 in 1 perché sono molto attratto dai territori inesplorati in quanto aiuta la motivazione. Quella canzone doveva avere la voce di una cantante femminile con cui lavoravo, ma ero al limite con la data di uscita, e ho dovuto lanciarlo prima del mio ultimo tour negli Stati Uniti, quindi è diventato un pezzo strumentale. Se fossi costretto a vivere su un'isola deserta e dovessi scegliere solo una canzone dell'album da portarmi dietro, probabilmente sarebbe quella (ride).
 

GE: Tornando alla tua infanzia, hai iniziato a suonare la chitarra acustica in casa tua a 10 anni; che chitarra era?
   

GH: Era una vecchia acustica con un’azione altissima, non so neanche se avesse un marchio di fabbrica.    

   

GE: Che musica ascoltavi in quel momento e cosa ti fece scegliere la chitarra?
   

GH: Iniziai con il rock n roll. Io e mio fratello eravamo grandi fan dei Beatles, poi il funk, Sly and the Family Stone, e tutto il resto. Poi arrivò lo spettacolo televisivo Don Kirshner's Rock Concert, che iniziò negli anni '70, ci potevi vedere i Rolling Stones o Sly; mio fratello lo adoravamo. Volevo solo avere una chitarra in mano e battere accordi aggressivi. La prima volta che ho collegato una chitarra elettrica a un amplificatore ho pensato "Wow, questo è rock n roll!" Per diversi anni non ho voluto suonare da solista, volevo solo dare uno sfondo musicale per cose che stavamo facendo io e mio fratello con le voci, cercando di scrivere canzoni.
 

A quel tempo i miei genitori stavano prendendo in affidamento bambini più o meno della mia stessa età e uno dei ragazzi suonava la chitarra. Avevo 10 anni e lui ne aveva 15 anni e mi insegnò molti accordi. Un anno dopo dissi "andiamo a suonare la chitarra insieme" e a un certo punto, mentre stavo strimpellando, fece un bending, io mi fermai e gli chiesi che cosa avesse fatto perché pensavo fosse la cosa più bella del mondo; così per i prossimi sei mesi feci bendings ovunque. E poi inavvertitamente ‘inciampai’ sulla scala Pentatonica, così iniziai a suonare la chitarra solista e questo mi portò immediatamente ai Led Zeppelin e Black Sabbath.
   

   

GE: Quindi hai iniziato a suonare assoli?
   

GH: Sì. Uno dei primi assoli che abbia mai imparato è la canzone dei Commodores Feel Like a Sunday Morning (canticchia la melodia). Fu così divertente riuscire a imitarlo. Scoprii che potevo interpretare cose di Jimmy Page e poi ascoltai un album dei Van Halen e ricordo di aver pensato 'questo ragazzo deve essere un chitarrista classico' – e, che ci crediate o no, presi lezioni di chitarra classica intorno ai 15 anni perché volevo imparare a suonare Eruption. Pensai che la parte finale fosse eseguita su tre corde separate usando la tecnica della mano destra usata dai chitarristi di flamenco, e anche nei libri di tablature di allora avevano scritto così, perché nessuno aveva veramente capito come si suonasse, quindi presi lezioni. Il mio insegnante di chitarra sapeva suonare Eruption ma il mio orecchio mi diceva che nonostante fosse impressionante non era la stessa cosa, quindi alla fine andai a vedere i Van Halen suonare dal vivo. Quando lo vidi, capii cosa intendevano quando dicevano "usa la mano destra", così quando i miei amici mi riportarono a casa alle 3 del mattino, sono corso di sopra a suonare. Sono stato il primo ragazzo del palazzo a poterlo fare, poi pensai seriamente “Eddie Van Halen è forte; questo è quello che voglio fare nella vita”.
 

GE: Qual è stata la tua prima chitarra elettrica?
 

GH: Penso si chiamasse Goya, era una copia di una vecchia chitarra Rickenbacker coi cover sui pick up.  

GE: L'hai scelta tu?
 

GH: No, me la diede il ragazzo di mia sorella, era piuttosto malandata.  

GE: Ce l'hai ancora?
 

GH: No! (ride) Vorrei averla ancora, davvero.    

GE: Sei noto per il tapping, i tempi strani e il "hammer-on": quanto sono importanti queste tecniche per te?
   

GH: Molto importanti, perché una delle cose che ho scoperto durante i miei anni di formazione è che le mie dita potevano fare certe cose che altri chitarristi non potevano, così come altri possono fare cose che io non posso, ma ero quasi sempre guidato da una visione uditiva nella mia testa. In altre parole, avevo un'idea di ciò che volevo sentir uscire dal mio amplificatore e se non ci riuscivo in un modo convenzionale, iniziavo a cercare metodi alternativi per arrivarci. Quindi, per fare una scala che funzionasse senza avere la sensazione di una terzina o una nota in genere su una scala lineare larga, anche se puoi sentire un po' le terzine o qualcosa del genere, non era la stessa cosa che fa un pianista o un sassofonista in un assolo, e io volevo sentire quello, senza sforzo, ogni nota con la stessa velocità e densità di suono, quindi ho sperimentato. Avevo suonato tante cose, stavo già sperimentando nuovi modi di fare tapping, ma fu una svolta per me, poiché non avevo mai pensato prima di poter riordinare la tipica sequenza di tapping facendo iniziare la sequenza dalla mano sinistra, la mano sulla tastiera. Questa fu davvero la grande differenza, la maggior parte delle sequenze dei Van Halen iniziano con la mano destra, ma in molte delle cose che sto facendo la sequenza è iniziata dalla sinistra. Quindi la sinistra deve essenzialmente martellare la corda da un "punto morto", senza che la destra pizzichi la corda. Quindi gli “hammer ons from nowhere” e il tapping lavorano insieme per creare cose come il ritornello di Kick it All Over. La cosa strana fu che il ritornello non venne fuori dalla sperimentazione sulla tastiera, quando provavo a suonarlo non ci riuscivo, non potevo farcela, quindi ho dovuto iniziare a sperimentare modi per far uscire la melodia ed è da lì che sono venute molte delle insolite sequenze di battitura, perché ho pensato "hey, aspetta un secondo, posso delineare una triade o una posizione di arpeggio con la mano sinistra e quindi suonare le note, e poi se uso una sequenza semplice di martellamento con la mano sinistra, facendo tapping con la mano destra e poi stoppare, posso passare alle nuove corde sapendo che la mano sinistra sta per iniziare la nuova sequenza di colpi di martello sulle nuove corde”. Era un modo molto semplice e logico per eseguire questa melodia.
 

In molti casi c'erano canzoni che avrei dovuto cambiare se non fossi riuscito a trovare una tecnica che imitasse ciò che sentivo nella mia testa. Quindi, per rispondere alla tua domanda (ride), sì, sono abbastanza importanti per me.      

 

GE: Hai detto in un'intervista che a volte ti svegli e hai una canzone tutta pronta nella tua testa, come una specie di regalo, ma altre volte è più complicato. Cosa fai quando l'ispirazione non sembra venire?
 

GH: Ottima domanda. Guardo ovunque possa trovarla. Ascoltare molta musica diversa è spesso utile, cose che normalmente ascolterei. Aree inesplorate, prospettive diverse aiutano molto. Un'altra cosa che aiuta molto è la batteria. Tendo a essere bravo nel sequenziare la batteria e parte di ciò è dovuto al fatto che prima di diventare chitarrista volevo essere un batterista. Quindi in qualche modo penso come un batterista. Quando si tratta di composizioni e persino di un assolo, molte volte penso all’ambiente, ad esempio quando canticchio e non c’è una struttura nella mia mente, non sto pensando all'armonia, sto pensando al ritmo e all’ambiente, dove va su o giù e quale sarebbe il contesto ritmico e cosa farci... sai che l'armonia è l'ultima cosa cui va trovato un posto. Potrei dire a me stesso "questo è ciò che voglio sentire in termini di ampia diffusione di note, ora qual è il contesto specifico in cui lo metterei?" L’ispirazione viene anche dalla batteria, da cui arrivano molte idee se riesco a processare i groove di batteria che sono unici, non così normali come lo sono in una canzone pop o dove le basi del groove non siano così prevedibili. Se sento un groove di batteria abbastanza unico, mi chiedo cosa dovrebbe accadere affinché questo groove funzionasse nel contesto di una composizione reale, e a volte questo ispira immediatamente un'idea.  

Ma probabilmente la fonte più efficace d’ispirazione è semplicemente immaginare di essere qualcuno che vuole ascoltare un album strumentale e ascoltare qualcosa che non ha mai sentito prima. Quindi immagino un ragazzo che guida per andare a lavorare in un banale ufficio ed è bloccato nel traffico, e irritato, e vuole ascoltare della musica unica e fresca e quando immagino quello scenario a volte sento quasi quello che sta uscendo dagli altoparlanti di quel ragazzo. A volte mi sembra di accedere a musica che è già lì.  

GE: Grazie per aver condiviso con noi il tuo processo creativo. Ora, passando a uno dei tuoi video più famosi di YouTube, "Sunny", ci stavamo chiedendo perché pensi che abbia avuto così tanto successo?
 

GH: Buona domanda; sai che non potrei essere più esaltato da questa cosa. Lo feci originariamente per un video a cui stavo lavorando in quel momento. Avevo comprato una nuova macchina fotografica e l'abbiamo provata subito dopo aver visto Joey DeFrancesco, John Scofield e Pat Martino esibirsi con quella canzone dal vivo, che mi ha davvero ispirato. Gli standard sono interessanti perché spesso hanno una tale qualità che ti permette di suonarli in modo semplice se vuoi; o molto sofisticato se preferisci. In questo modo l'improvvisatore può decidere quale livello di sofisticazione vuole. Potresti essenzialmente suonarci sopra una pentatonico minore. Così, mentre li guardavo, ero affascinato dai tre diversi stili di improvvisazione - uno proveniente da un luogo con un sacco di jazz tradizionale; Scofield lascia il campo a sinistra, molto indietro nel tempo, e poi Joey DeFrancesco suona solo un sacco di note perfette; tutto è così intelligente, arguto e musicale. Così ho suonato circa 15 versioni dello stesso pezzo davanti alla telecamera e poi ho guardato l'ultima e ho pensato 'non è male, potrei metterlo in rete'.
 

Non sono sicuro del motivo per cui alla gente sia piaciuto, è un po' un allontanamento da ciò che faccio normalmente, ma penso che mi abbia portato un sacco di nuovi fan. La bellezza del mercato libero con Internet ora è che qualcosa di veramente cool tende a salire verso l'alto.    

   

GE: Parlando di "qualcosa d’interessante", hai sostituito Jeniffer Batten nel tour di Michael Jackson; ci sembra di aver capito che fu lei a raccomandarti?
 

GH: Sì, l'ha fatto, il che è stato incredibile, e le sarò per sempre grato.  

GE: Pensi di essere stato amico, in qualche modo, di Michael Jackson?
 

GH: Non la penso così. Michael era piuttosto isolato; aveva un piccolo gruppo di persone. Tendeva a essere una persona molto riservata, molto sorvegliata, e probabilmente con ottime ragioni. Era certamente un ragazzo abbastanza carino, ma era molto introverso, tranquillo e complesso, e francamente non era mai nei paraggi, non lo vedevi prima di uno spettacolo, quindi sarebbe stato impossibile diventare suo amico anche se l’avessi voluto.  

GE: Ha dovuto convincerti a indossare l'enorme parrucca ossigenata di Jennifer in "Beat It"?
 

GH: (ride) Sì, non sono certo stato io a dire "Ehi datemi la parrucca!". Ho sperato con tutte le mie forze di non doverla indossare. Ed è stato divertente perché al primo show me l'hanno data ma non andava bene, e io pensai "Sì, grazie a Dio!" Quindi si divertirono molto a pettinarmi i capelli facendoli sembrare davvero pazzi, ma poi penso che nel terzo show presero una nuova parrucca e me l'hanno data. E io pensai 'Oh, no... credo di doverlo fare!'. Ma nello schema di quell’esperienza e per quello che rappresentava e per quanti soldi stavano pagando, era una cosa piccola.  

GE: Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando citiamo i seguenti artisti con cui hai collaborato?:
 

Justin Timberlake?
Se dovessi descriverlo, direi che sia qualcuno che capisce veramente cosa vogliono le masse sotto forma di intrattenimento su più livelli, e questo è un vero dono. Come cantautore, performer, ballerino, anche comico, sa cosa piace alla gente.
 

Christina Aguilera?
Bella voce. Diva, ma con un gran talento.
 

Rhianna?
Anche lei ha molto talento. Sono uscito con lei, aveva solo 22 anni in quel momento. È incredibile perché in questo settore ho lavorato con molti altri giovani artisti di talento e con loro ti rendi conto del perché ce l'hanno fatta, perché sono molto intelligenti, molto sofisticati per la loro età. Rhianna era molto normale, controllando Facebook, ridendo dei commenti, guardando i ragazzi che le piacevano, sai, cose da ragazza normale, ciò che in realtà mi piaceva di lei. Aveva i piedi per terra. Era ‘cool’.
   

 

GE: Passando ora alle chitarre attuali, quale diresti sia la tua preferita in questo momento?
 

GH: Non ne ho una favorita perché mi piacciono cose diverse di ciascuna. L'obiettivo è cercare di ottenere tutto da una sola chitarra, ma dobbiamo ricordare che non è possibile prevedere certe cose quando si ha a che fare con il legno, la qualità dei materiali, così tante variabili impossibili da controllare; sarebbe inutile provarci. Mi sono fatto costruire chitarre che hanno tutte gli ingredienti giusti e semplicemente non funzionano; e ho avuto altre chitarre che apparentemente non avevano le caratteristiche per essere interessanti per me, eppure quando le prendevo pensavo 'questa è divertente, non so perché, ma la sento davvero bene sotto le dita'.  

Sono ancora stupito di quanto questi strumenti siano imprevedibili. Sono stato in situazioni in cui ho visto due chitarre identiche da produttori di boutique che affermano di poterti dare tutto ciò che desideri. Ricordo un posto in cui c'era una chitarra di altissima qualità appesa al muro accanto a un'altra dello stesso marchio - sembravano identiche, anche il top in acero aveva un design simile ed entrambi suonavano alla grande, ma una aveva una profonda risonanza, le note venivano fuori enormi, e l'altra era quasi esattamente l'opposto, le note erano molto focalizzate, molto strette, molto veloci, molto più alte e medie, molto meno morbide e completamente diverse; eppure sembravano identiche.  

GE: Che chitarra suonerai più tardi?
 

Probabilmente suonerò la chitarra che intendo portare in tour. Voglio sentirmi il più a mio agio possibile. La chitarra che ho usato ultimamente è una seconda produzione di chitarre signature che ho fatto con Kiesel; è essenzialmente una Super Strat, una chitarra a doppio cutaway, con un Humbucker al ponte, due single coil, 24 tasti, ed è una chitarra senza fronzoli. Non lo dico in modo negativo, è solo che invecchiando divento sempre più tradizionale, mi piacciono i vecchi amplificatori senza loop di effetti o livelli di gain, e mi piacciono le vecchie chitarre senza tremoli bloccanti e interruttori assurdi, questo è il posto che mi attira.  

Quella che ho suonato in tour, è rossastra con un top in pioppo multicolore. Una cosa che mi piace è che ha medi potenti, quindi è tagliente sul palco, ha un po’ più di peso, ma non troppo, per l’assenza di nitidezza senza però essere fredda, non c'è abbastanza fioritura per la nota. Risponde molto rapidamente.  

   

GE: Che attrezzatura userai?
 

GH: Stiamo lavorando a un prototipo in questo momento. Non so perché la DV Mark mi voglia ancora: non sono altro che problemi per loro! Ma Marco, il proprietario, ha capito che chitarra e amplificatore sono ciò che suono così entrambi devono funzionare insieme. Frank Gambale, ad esempio, non è neanche lontanamente meticoloso come lo sono io, perché con me se certe cose non funzionano, influiscono sulla decisione di ciò che sto per suonare. Se sto cercando di evitare un lick perché non mi sento bene sul manico, allora è una distrazione dal flusso creativo – ed è l’ultima cosa che voglio. Ho bisogno che tutto vada come dico io.
 

 

Una delle maggiori sfide nel lavorare con un'azienda è che hanno un ordine del giorno e anche io ne ho uno e potrebbero non coincidere comodamente. Perché forse l'azienda vuole renderlo accessibile a tutti e offrire un riverbero, e questo e quello, e c'è un grande mercato, lo capisco, ma quando hai a che fare con qualcuno come me, non c'è stato davvero nulla che si avvicini un vecchio amplificatore. Mi piacerebbe avere un vecchio Plexi che potrebbe entrare in una scatola delle dimensioni di un pedale overdrive. Mi piacerebbe molto più di qualsiasi altro, perché non mi piace portarmi in giro cose pesanti. Il prototipo di amplificatore che ho suonato non ha fronzoli, ha un tono e un volume - e basta. Io uso un pedale per ottenere la distorsione. Oggi non ci sono tante persone disposte a spendere 2.500 o 3.500 dollari per un amplificatore quando puoi ottenere cose molto buone da uno di 500 dollari. Quando suono il mio pezzo preferito di fronte alla mia fidanzata, o mi collegarlo a una vecchio Pod Line6, lei non sente affatto la differenza, ma per me sono lontani anni luce.  

Alla DV Mark sono stati meravigliosi lavorando con me. Se tutto va bene quest’amplificatore sarà lanciato al NAMM –e da qui al NAMM dobbiamo definire se avrà o meno un livello per i medi-, ma Stevie Ray Vaughan adorerebbe questo amplificatore - è puro tono.
   

   

GE: Dopo il tuo tour, che programmi hai per il 2019?
 

GH: Ho un sacco di materiale che voglio mettere insieme per un nuovo album e mi piacerebbe collaborare con un altro artista. Vivo in città qui con Carlos Santana, quindi continuo a chiedermi se potesse essere interessato a fare un album con me, ma non ne sono certo. Inoltre andrò in tour con una band con Dennis Chambers e David Sanchez e proveremo a tirar fuori qualcosa.
 

GE: Grazie per aver condiviso così tanti dettagli con noi; buona fortuna per il tuo tour.
 

GH: È stato un piacere.    

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