Un titolo che definisce la sua condizione
Di Tom MacIntosh
Il nuovo e attesissimo disco di Slash con Myles Kennedy and
the Conspirators, Living the Dream,
è uscito il 21 settembre 2018 e ha tutto ciò che i fan desideravano: adrenalina
pura. Mentre il chitarrista col cappello a cilindro dei Guns N’ Roses, si è ricongiunto con i suoi ex compagni di band, e
ha girato il mondo ancora una volta, (battendo record di tournée) era anche
impegnato a suonare con la sua nuova formazione, Myles Kennedy and the
Conspirators, lanciando 2 album di studio, Apocalyptic
Love (2012), e World on Fire
(2014), con recensioni molto positive. Questo terzo lavoro in studio compie
tutte le promesse e vediamo perché.
I Conspirators sono formati da Kennedy alla voce principale,
Brent Fitz alla batteria,
percussioni, pianoforte e cori, dal canadese Todd "Dammit" Kerns al basso, Frank Sidoris alla chitarra ritmica, insieme al mago della chitarra
solista Saul Hudson aka Slash. Questa formazione ha sicuramente il pedigree rock per sputare
fuoco, a cominciare dalle prime canzoni dell'album, The Call of the Wild e Serve
You Right che arrivano dritte come un treno carico di bombe. C'è
sicuramente un’aria persistente a GNR negli arrangiamenti, non a caso, e la
voce di Kennedy vola piacevolmente sopra una potente sezione ritmica in
entrambi i pezzi. My Antidote inizia
con un ritmo galoppante, con voci angeliche fluttuanti fino a che, wham! si perdono in un puro hard-rock,
con Slash e la sua Gibson Les Paul Standard del '59. Altri pezzi come Mind Your Manners, Boulevard of Broken
Hearts, Driving Rain e Slow Grind,
portano con sé non solo l'hard rock, ma anche il modo in sono suonate da alcuni
dei migliori musicisti in circolazione.
Il setlist include anche diversi stati d'animo più calmi,
come The One You Loved Is Gone, una
ballata sentita, che mette in risalto la voce di seta di Kennedy, accompagnata
da dolci armonie e assoli di Slash. Anche The
Great Pretender rientra in questo gruppo, ma con più forza.
Il titolo del disco, Living
the Dream, può essere interpretato in due modi, ammette Slash,
"ironico" alla luce dei disordini politici del mondo di oggi (basti
pensare al Make America Great Again). Ma girando
la moneta, dice che potrebbe facilmente rappresentare la vita di un artista/rocker,
suonare con i suoi compagni, tra i migliori al mondo, divertirsi creando musica
ed essere profumatamente pagati; tutti i lati coperti, per essere sicuri.
Quest’album ha la sicurezza e la spavalderia dei precedenti
due, eppure ha una chimica che è migliorata con il tempo, per essere qualcosa
di più che semplicemente una bella raccolta di pezzi rock. Basti ascoltare Read Between the Lines, un funk anni ‘70,
il cui ritmo, dietro le vibranti note vocali di Myle e gli assoli ululanti di
Slash, è fedele alle loro intenzioni; da pezzi come questo si capisce che il
rock and roll non morirà mai.
Il disco è un bell’esempio di 'rock da arena', noto anche come
AOR (album oriented rock), che include tipici rock veloci, miscelati con alcune
"ballate energetiche" più lente. Lo storico Gary A. Donaldson definì l'arena rock come "capelli lunghi,
grandi voci e chitarre davvero grandi". Vediamo: sì, sì e sì.
Per quanto riguarda le chitarre, Slash ha una collezione di
oltre 100 pezzi tra Fender, Gretsch, Jacksons, Martin, Gibson, etc. Per quanto
riguarda gli ampli, è un uomo Marshall, e "Silver Jubilee" JCM 2555 è
tra i suoi preferiti. I suoi capelli parlano da soli.
Sebbene l'album non tiri fuori nessun coniglio dal cappello
a cilindro, sicuramente è pieno della magia dell’hard rock in grandi quantità.
E sicuramente è rappresentato dalla battuta d'apertura idi My Antidote, "Credo di
essere stato definito dalle mie condizioni...", e questo è il nostro
Slash, membro della Rock of Roll Hall of Fame.