Una svolta reverenziale
Di Paul Rigg
Sapevamo sarebbe stato interessante vedere dove si sarebbe
diretto Ry Cooder, dopo il suo album del
2012 esplicitamente orientato politicamente, Election Special.
A prima vista potrebbe sembrare che Cooder sia
"rinato" in stile Bob Dylan, con tanto di
riferimenti a Gesù, come scrive e canta nella title track, The Prodigal Son, o nella cover di Blind Willie Johnson, Nobody's
Fault But Mine.
Ma quest’interpretazione sarebbe sbagliata perché, come
spiega lo stesso Cooder, non è religioso ma "reverenziale". Parte
della riverenza è chiaramente verso gli artisti che hanno scritto otto delle 11
canzoni di quest’album. Ma ha anche detto che "Reverence" è una parola che ha sentito pronunciare
dall'insegnante di scuola materna di sua nipote quando parla di alcuni dei suoi
corsi: "Non vogliamo insegnare
religione, ma instillare riverenza", ha detto; e in quel momento
realizzò che questo descriveva molto bene il feeling di questa musica.
Nello specifico, Cooder dice che vuole essere "un canale per i sentimenti e le esperienze
di persone di altri tempi", e lo raggiunge in modo impressionante in
quest’album non solo attraverso i testi, ma attraverso il ritorno al bluegrass,
al gospel nero, al folk e al blues.
Possiamo anche dire che Ry Cooder e suo figlio, Joachim, hanno prodotto un album
politico che, per la sua sottigliezza, è forse persino più potente del
precedente. Questo è il caso, in primo luogo, perché la musica gospel ha grandi
melodie che portano con sé una spinta fondamentale rivolta alla giustizia
sociale e, in secondo luogo, perché pezzi come Gentrification fanno riferimento ai socialmente oppressi e altri,
come Everybody Ought to Treat A
Stranger Right, riportano a un’epoca in cui sembrava che la cosa
giusta da fare fosse accogliere un estraneo, piuttosto che demonizzarlo.
L'album inizia con una cover di Straight Street dei Pilgrim
Travelers, che utilizza un mandolino per impostare il tono spirituale prima
che Cooder ci ricordi 'di non perdere la
nostra strada o le nostre anime'. La traccia contiene anche "un blues rolleggiante suonato con una
chitarra elettrica pungente, con un assolo che vuole essere un omaggio a Chuck
Berry" secondo la rivista Uncut. Un altro tocco
religioso arriva con You Must Unload
di Alfred Reed, che parla
dell'importanza di condurre una bella vita e critica i "cristiani amanti del denaro che si rifiutano
di pagare la loro parte" e gli ipocriti che "non andranno mai in paradiso con i [loro] tacchi a spillo incrostati
con gioielli". Una nuova direzione spirituale è offerta dalla
rielaborazione di Cooder di Harbour Of
Love di Carter Stanley, che fa
riferimento alla vita dopo la morte; ma di gran lunga il brano più eclatante
dell'album è la sua potente interpretazione del brano di Blind Willie Johnson degli anni '30, Nobody's Fault But Mine.
La cover di Cooder di questa canzone inizia con un sintetizzatore
inquietante, che secondo quanto riferito fu cosa di figlio Joachim. Cooder
rallenta il brano prima di entrare con una voce che sembra venir fuori da un
angolo buio dell'inferno. Poi entra la sua leggendaria slide guitar, forse la
sua Coodercaster, una Strat degli anni ‘60 modificata, per produrre una cover
che è sicuramente destinata a diventare un classico nel suo repertorio.
La penultima traccia, Jesus
And Woody, è un caloroso tributo a Woody
Guthrie, uno degli eroi di Cooder. Qui, Cooder sogna un incontro tra Gesù e
l'amato attivista e cantante folk, cantando che "stanno mettendo in moto il loro motore di odio", mentre Gesù
implora "voi brave persone state
meglio insieme, o non avrete più chance".
Questo potente album avrebbe potuto facilmente terminare con
una nota politica, ma è chiaro che Cooder si sentì fortemente intenzionato a
legarlo con un ritorno al tema della riverenza, e così si chiude con un altro pezzo
gospel: questa volta una cover più orientata verso il rock di William L. Dawson, In His Care.