Così è la vita
Di Tom MacIntosh
Nato in Texas 33 anni fa, Gary Clark Jr. è una delle poche stelle nascenti del panorama
blues, con un suo marchio di fabbrica: una chitarra ululante e una voce di
velluto. Le sue radici spaziano dal soul, blues, rock al country e hip-hop, ma
fondamentalmente rimane un chitarrista texano che vuole far casino. Nel corso
della sua breve carriera, non ha smesso di ricordarci come il blues sia
penetrato in tutti i generi musicali nel corso dei decenni, dal country
all’hip-hop. Tanto per iniziare è stato un grande fan di Magic Sam e Otis Rush.
Clark Jr. si è esibito al fianco di artisti del calibro di B.B. King, Eric Clapton,
Dave Matthews, John Mayer, Jeff Beck, Sheryl Crow, Richards…e la lista potrebbe continuare. La rivista Rolling Stone lo ha nominato ‘Best Young Gun’ nello speciale Best Of Rock di sei anni fa.
Noi di Guitars Exchange vogliamo scavare un
po’ di più nella sua musica, nel suo stile e ciò che usa per ottenerlo.
Nel 2004, a 20 anni compiuti, lanciò 110 (live) una gustosa combinazione di Texas blues, folk e indie
rock. Basta ascoltare i 47 secondi della Intro
con cui inizia l’album, per ricevere una scarica elettrica della sua abilità
con la sua amata Epiphone Cherry Casino del
1966. Dice che s’innamorò di quella chitarra perché “quando suoni con i due pickup insieme tira fuori un fantastico tono nasale
alla B.B. King o T-Bone Walker. In nessun’altra Casino l’ho mai trovato. È
speciale”. Per pezzi acustici, tipo Streetwalker,
ha usato una Epiphone Masterbild
EF-500RCCE ma non disdegna un Dobro
Hound Dog Roundneck, un bello strumento solo a guardarlo, per non parlare
poi di quando lo ascolti suonato da lui.
Il suo primo lavoro in studio, Blak and Blu del 2012, raggiunse il sesto posto nelle classifiche
statunitensi e lo fece conoscere in giro. In questo lavoro centrò di più l’attenzione
sulla sua generazione, con una sezione di fiati e cori nel pezzo di apertura Ain’t Messin Round che sa di hip-hop e
R&B, i generi con cui è cresciuto. Nella quinta canzone, Travis County, un rock and roll vecchio
stile tipo Chuck Berry, l’attacco è
tipico di Austin. La Epiphone gli fece una chitarra apposta per quell’album,
una Blueburst Casino e, come potete
immaginare, è nera e blu… In The Life, un
pezzo be-bop, cancella ogni accenno al suono blues-rock di Austin, mostrando
fino a che punto questo giovane ‘gigante del blues’ texano voglia raggiungere
il pubblico più ampio possibile. Come se non bastasse, la sua voce e i cori di Please Come Home, ci portano diretti a
un suono Motown anni ’70. Una gemma in un album da non perdere.
The Story Of Sonny Boy
Slim è il suo ultimo disco, uscito a Settembre del 2015. Occupò il primo
posto della classifica ‘Top Blues Albums’ di Billboard in Ottobre, con un
sentimento di fondo, in questi ‘tempi difficili’ di fede e speranza. Il giovane
chitarrista dice che suonò lo stesso pezzo con diverse chitarre a seconda del
suo stato d’animo e dell’ambiente. Per Church
And Grinder alternò una Gibson
ES-175 del 1959 e una Fano JM6 elettrica,
con corpo e manico in mogano e due pickup P-90 marca Lindy Fralin. Acclamato come la prossima stella del blues, Gary
Clark Jr. è andato oltre, per esplorare orizzonti più ampi.
Gary Clark Jr. si trova certamente sulla cresta dell’onda
dei chitarristi blues ma sta spingendosi oltre, verso un gustoso mix pieno di
sentimento, che sa di frutta appena sbucciata, semplicemente deliziosa da
ascoltare.
Buon appetito!
(Immagini: ©CordonPress)