Un assolo 'impossible'
Di Mario Benito
Quando ormai sembrava che gli assoli di chitarra erano un
ricordo di un passato glorioso con più pazienza per i pezzi di lunga durata,
anni in cui ci gustavamo con passione il virtuosismo strumentale –si sa che i
tempi passati sembrano sempre migliori dei presenti-, risulta che apparve un
signore maturo, alto e di aspetto serio, capelli corti, niente a che vedere con
l’immagine del classico rocker, e ci
regalò quel che per me è l’assolo di chitarra più creativo e spettacolare di
quelli che si siano mai registrati nel XXIº secolo. Si tratta di Nels Cline, solista di una delle rock
band più solide del momento, gli americani Wilco...mi
ne dicano un’altra altrimenti.
La critica e i fan del gruppo nato a Chicago nel 1994
coincidono nel segnare un punto d’inflessione nella storia di questa
formazione: la registrazione del loro 4º album, Yankee Hotel Foxtrot. Il loro rock potente con radici folk e
country, evolve in quest’opera maestra fino a diventare musica sperimentale di
una complessità sonora sottile ed elegante, al servizio di composizioni
geniali. I Am Trying To Break Your Heart,
Jesus, Etc., Ashes Of American Flags, I’m The Man Who Loves You…in realtà è
tutto il disco. Ma oltre alla musica, il leader fondatore della band, Jeff Tweedy, cambiò il batterista Ken Coomer per l’attuale Glenn Kotche prima di iniziare a
registrare l’album; e, soprattutto, si tolse di torno Jay Bennett (morto prematuramente nel 2009), l’altra figura
creativa del gruppo, non appena finite le registrazioni, a causa delle rivalità
e differenze nate durante l’elaborazione del disco, che li portarono a un punto
di non ritorno. Fra l’altro, questo lavoro soffrì diverse pene con la compagnia
discografica con cui avevano firmato il contratto, una storia che sintetizza
alla perfezione lo stato di rovina in cui si trova l’intera industria. Per
farla breve e a grandi linee, ai dirigenti non piacque il lavoro e li
licenziarono, regalandogli il disco che i Wilco poi vendettero a un’altra casa
discografica…filiale della stessa azienda che li aveva mandati a casa!
Perché allora parliamo di Sky Blue Sky (2007)? Per la semplice ragione che la terza canzone
di questo disco, il sesto della band, è Impossible
Germany, il pezzo in cui Nels Cline interpreta l’assolo di cui vi parlavo
all’inizio dell’articolo. Anche se, in realtà, è più di una canzone, nonostante
che si sia scritto –a ragione?- che quest’album è meno strumentale dei
precedenti, più ‘semplice’ e diretto. Impossible
Germany ha un testo incomprensibile –lo scrissero tutti i membri del
gruppo, ognuno scrivendo una frase senza vedere quelle degli altri- ed è come
una piccola sinfonia, con parti ben differenziate, con una struttura che è un
prodigio d’intelligenza musicale e creativa.
Il famoso assolo, quello impossible
di Nels Cline, compare in una parte della canzone distinta dal resto della
composizione, con due chitarre in più –quella del leader, compositore e
cantante, Jeff Tweedy e quella del multistrumentista Pat Sansone- eseguendo ognuna in una scala distinta una melodia
ripetitiva che cresce fino a confluire con la chitarra solista di Cline in un
trio di chitarre assolutamente demolitore.
Nels Cline è nato a Los Angeles nel 1956. Iniziò a suonare
la chitarra insieme a suo fratello, batterista, quando aveva 12 anni. Ha
suonato molto, moltissimo, fino a comparire nei crediti di più di 200 album di
differenti gruppi, prima che partecipasse a molteplici concerti con diversi
artisti, musicisti jazz inclusi –lui stesso può essere considerato un musicista
jazz rock-. Nel 2004 si unisce ai Wilco e con loro registra Sky Blue Sky, Wilco (The Album), The Whole
Love, e Kicking Television: Live In
Chicago dal vivo. Oltre, ovviamente, a partecipare in tutti i concerti
della band: un piacere per tutti quelli che amano la chitarra elettrica al
massimo livello dal vivo, come noi che abbiamo avuto la fortuna di vederlo a
Madrid la scorsa estate.
Dal vivo si porta dietro una gran collezione di chitarre,
oltre a una pedaliera che sembra il pannello di controllo di una nave spaziale
e una testata Shroeder DB-7, fabbricata dal proprio Tim Shroeder, specificamente per lui; ma la ‘sua’ chitarra è una
Fender Jazzmaster del ’59 con la quale suona il famoso assolo di cui vi stiamo
parlando e che non smette di ronzarmi in testa mentre scrivo. Lui stesso
confessa che è affascinato dal suo suono, “dalla forma della chitarra, perché
mi piace poter sentire le corde dietro il ponte –cosa che succede anche con le
Jaguar- e perché è in pratica indistruttibile”.
Possiamo vederlo anche con un’altra chitarra, costruita
artigianalmente da Bill Henss in
palissandro, con il disegno di una Jazzmaster, come no, accordata in modo
diverso per poter interpretare altre canzoni del repertorio dei Wilco e che
chiama il suo “Rosewood Monster”. E
poi con una Gibosn Les Paul double cutaway o con una curiosa Hop Telstar
Standard tedesca degli anni ’60 che usa in pezzi come Capital City.
Per completare la collezione, troviamo una Jerry Jones Neptune di 12 corde –Jerry è un liutaio di
Nashville, ritirato nell’aprile del 2011-, stile Danelectro, da cui tira fuori
un suono favoloso, che si può sentire in canzoni tipo I Am Trying To Brake Your Heart; un’altra Jerry Jones, con doppio
manico, e curiosi inlays nei tasti con pianeti, nuvole e la mano di Dio della
Cappella Sistina…una pazzia!
Ma non finisce qui. Una Fender Jaguar del ’69, che ha
battezzato ‘silver bastard’, l’accompagna sempre in viaggio. Per lui è la
chitarra più rock ‘n’ roll. Con un pickup Charlie
Christian al manico –un’idea che copiò da una Telecaster di Jeff Tweedy- e
una Seymour Duncan Super Hot al ponte. E, per finire, una chitarra di Bill Nash (Nashguitars) tipo Telecaster
che usa nonostante che tutti gli suggeriscano di prendere una Telecaster ‘vera’,
ma lui resiste alla tentazione ormai da anni.
Chitarre e un assolo impossibile almeno che tu non sia Nels
Cline. Impossibile non solo per il suo virtuosismo e per il suono che ha
ottenuto dopo anni di ricerca elettronica, impossibile non solo per il finale
pazzesco, fatto di note selvagge e impazzite che per qualche misterioso motivo
o grazie all’aiuto dei capricciosi Dei della musica, si mantengono nella
tonalità del pezzo, ma principalmente per quelle note solitarie e lente del
principio, vibranti ed eterne. Ognuna di loro sembra un lamento umano. Suono
allo stato puro che Nels Cline dona ai Wilco con la sua inseparabile Fender
Jazzmaster.
(Immagini: ©CordonPress)