Jerry Reed, in paradiso

Di Paul Rigg

Molti conoscono Jerry Reed come la spalla di Burt Reynolds in Smokey and the Bandit, ma i chitarristi lo conoscono come uno dei migliori chitarristi che sia mai vissuto.   

Una prova di ciò avvenne nel 1967 quando Reed, che all'epoca stava pescando, ricevette una chiamata da Felton Jarvis (allora produttore di Elvis Presley alla RCA Victor) che gli chiese se poteva venire in studio perché nessuno dei turnisti del Re riusciva a suonare quello che voleva. In particolare Presley stava facendo la cover di Guitar Man di Reed, ma stava diventando sempre più frustrato.
   

Come racconta Reed: "Si innamorò di Guitar Man e venne a Nashville per provare a registrarla, ma continuava a dire al produttore 'voglio che suoni come il disco di Reed', e lui rispose 'beh, allora devi far venire qui Reed [...] Così andai lì e gli suonai la mia introduzione e, ragazzi, la sua faccia si illuminò! Uno dei miei momenti di maggior orgoglio è stato quello in cui mi sono seduto a guardare Elvis Presley - che era l'uomo più bello che avessi mai visto [al punto che] ho pensato 'sono nato male, c'è qualcosa che non va' - cantare la mia canzone. Ho quasi strappato le corde di quella chitarra!".
  

  

Reed ricorda che i chitarristi in studio non uscivano dal seminato, mentre lui usava una tecnica completamente diversa - e a volte inventava nuovi metodi come quello usato in The Claw - e inoltre "accordava la chitarra in tutti i modi più strani".
   

Anni dopo Reed descrisse le sue speciali sensazioni su quel momento, nel suo modo unico, esclamando: "Ero in paradiso, figliolo!".
   

Poco dopo la nascita di Jerry Reed Hubbard ad Atlanta, Georgia, il 20 marzo 1937, i suoi genitori Robert e Cynthia si separarono. Sebbene facesse visita ai nonni di tanto in tanto, quando sua madre ebbe delle difficoltà, Reed fu costretto ad andare in affidamento e in orfanotrofio, dove trascorse la maggior parte dei suoi primi anni. La sua grinta e la sua passione, tuttavia, non vennero smussate da quello che molti considerano un inizio di vita difficile. "Diventerò una star. Andrò a Nashville e sarò una star", diceva fin da piccolo.
    

  

In un'intervista ricorda che quando aveva cinque anni si sedeva sulla catasta di legna della stufa, estraeva un pezzo di legna da usare come plettro e fantasticava. "Ho messo su il più grande spettacolo che si sia mai visto al Grand Ole Opry", ha detto, "e quando ho finito di plettrare lanciavano i bambini in aria" [ride].
   

Reed si riunì con sua madre nel 1944 e presto suonò la chitarra, scrisse e cantò musica. A 18 anni fu notato dal produttore Bill Lowery e incise il suo primo disco: If the Good Lord's Willing and the Creek Don't Rise.
   

Alla fine degli anni '50 Reed cominciò ad ottenere una certa attenzione negli ambienti country e rockabilly, specialmente quando nel 1958 Gene Vincent fece una cover della sua canzone Crazy Legs. L'anno seguente, con Soldier's Joy, entrò nelle classifiche, il che coincise anche con il suo arruolamento nell'esercito per due anni. In seguito avrebbe dedicato molto del suo tempo a raccogliere fondi per i veterani di guerra degli Stati Uniti e, come disse verso la fine della sua vita, fu un periodo formativo: “Sono stato in film di successo, ho avuto dischi di successo, ho scritto canzoni di successo, ho ricevuto il ‘People's Award’ come miglior attore non protagonista - il Signore ha benedetto la mia vita - ma vi dirò subito, guardando indietro, che sono più orgoglioso del fatto che ho dato due anni della mia vita al mio paese che di qualsiasi altra cosa. Lo voglio dire, lo voglio dire con tutto il mio cuore”.
    

    

Nel 1961 Reed si trasferì a Nashville e alla fine ebbe un colpo di fortuna quando un paio dei suoi brani, Hully Gully Guitar e Goodnight Irene, arrivarono alle orecchie di Chet Atkins, che in seguito produsse il disco di Reed If I Don't Live Up to It del 1965.
   

Atkins era l'eroe di Reed, ma ebbe anche un ruolo essenziale nell'ascesa al successo di Reed. "Se non fosse stato per Chet Atkins non ci sarebbe stato Jerry Reed", spiegò in un'intervista. "La gente cercava di farmi incidere da 13 anni e non succedeva niente, ma [...] un giorno mi ha detto 'vieni qui e lascia che ti faccia registrare perché non sanno come fare', così l'ho fatto e, amico, il resto è storia. Ha detto 'scommetto che avrai un disco di successo' e bang! ha iniziato a succedere ... Tutto riconduceva a Chet Atkins".
   

All'inizio del 1968, Presley chiese a Reed di lavorare di nuovo con lui dopo il successo di Guitar Man, questa volta su una cover di Too Much Monkey Business di Chuck Berry, alcune musiche per l'ultimo film di Presley e una composizione di Reed, US Male. In totale Presley registrò quattro canzoni di Reed, compreso il classico A Thing Called Love, che qualche anno dopo fu reso ancora più famoso da Johnny Cash.
    

    

Nel 1970 Reed mescolò country, rock, funk e Cajun per produrre il divertente e impattante Amos Moses, che raggiunse il numero 8 nella classifica Billboard degli Stati Uniti. "Amos era solo un'esperienza divertente, era un pezzo di immaginazione insieme ad alcuni truismi", spiegò in seguito. "La seconda strofa lì dentro è realmente accaduta a un tizio che è nel mio stesso settore, di nome Freddy Hart, il cui papà gli legava una corda intorno alla vita e lo gettava nella palude e un'ora dopo lo faceva salire sulla barca e spaccava la mascella all'alligatore - mi piace cantare questo perché so che è successo davvero". Come dice Reed nella sua canzone: "Quando Amos Moses era un ragazzo, suo padre lo usava come esca per l'alligatore".
   

Reed era un uomo molto modesto che descriveva la sua voce come "come una motosega". Tuttavia Amos Moses è un ottimo esempio di come ha usato i suoi prodigiosi talenti per comunicare con forza la sua visione alla gente. "Posso cantare, ma non sono un cantante professionista, non sto in piedi eretto [...] Sono un narratore di storie. Devi creare un groove e toccare la gente - non devi essere un grande cantante, devi essere un vero cantante, e io sono uno di questi". 
   

Un'altra "story-song" che gli diede un grande successo in questo periodo fu When You're Hot, You're Hot, che racconta la storia di un uomo con i dadi, una retata della polizia e un giudice che si dice amico, ma che tuttavia lo manda in prigione. Il pubblico apprezzò la canzone, che gli valse un Grammy.
    

    

Nel 1973, Reed ebbe il suo secondo singolo numero uno con Lord, Mr. Ford, ma in questo periodo i suoi interessi si stavano spostando verso la recitazione. Un ruolo in un film di Scooby-Doo lo portò a lavorare accanto a Burt Reynolds, con Smokey and the Bandit del 1977 che aiutò Reed a raggiungere un altro successo con East Bound and Down. Nel 1978 Reed registrò un'altra versione di Guitar Man (vedi il video di accompagnamento) in cui suona una chitarra classica elettrica Baldwin 801CP, con il suo impressionante cutaway.
   

All'alba degli anni '80 Reed ebbe un paio di successi con She Got the Goldmine (I Got the Shaft) e The Bird, e andò in tour, ma questi momenti furono intervallati da spettacoli televisivi e film come Survivors con Robin Williams e Walter Matthau. Collaborò brevemente con le star del country Waylon Jennings, Mel Tillis e Bobby Bare nel gruppo Old Dogs, e pubblicarono un album omonimo nel 1998. Negli anni 2000 la sua musica è stata esposta ad una nuova generazione di ascoltatori perché impiegata nei videogiochi Grand Theft Auto
   

   

Reed ha sposato la cantante country Priscilla Mitchell il 9 luglio 1959, e hanno avuto due figlie che sono diventate anch'esse cantanti country. Nonostante il suo status di star attraverso molteplici media, non è mai stato interessato all'alta vita di Hollywood, preferendo un pick-up ad una porsche. Il suo unico vizio evidente era il fumo, che purtroppo può aver contribuito alla sua morte relativamente precoce per enfisema, il 1° settembre 2008, all'età di 71 anni.
     

Oltre alla sua carriera cinematografica e televisiva, Reed ha prodotto 35 album, più colonne sonore e collaborazioni, ha scritto molte canzoni di successo e ha sviluppato il suo suono personale. Rispettato da generazioni di musicisti, Reed era un talento incredibile e, a detta di tutti, un uomo con i piedi per terra e accessibile. "Dio mi ha mandato su questo pianeta con una vagonata di desideri..." disse una volta, "e una passione indescrivibile per la musica e la chitarra".
   

Photogallery