Riffs che non moriranno mai
Di Paul Rigg
Fin dagli umili inizi degli AC/DC a Sydney con Angus e Malcolm Young nel 1973, la band ha attraversato quel tipo di tragedia che fa sembrare Guerra e Pace banale. Il loro successo iniziale con Bon Scott fu seguito dalla morte precoce del cantante solista per avvelenamento da alcol nel febbraio del 1980, e poi dalla loro incredibile rinascita con Brian Johnson e il fondamentale album Back in Black. Malcolm, spesso visto come la forza trainante del gruppo, fu poi colpito da demenza precoce e soccombette alla malattia il 18 novembre 2017. Quindi, sì, la band ha avuto un passato tumultuoso e con oltre 200 milioni di album venduti è senza dubbio tra le band di maggior successo in assoluto, ma tutto ciò non fa altro che dissolversi in sottofondo quando Angus indossa la sua uniforme da scolaretto, chitarra in spalla, e comincia a lasciarsi trasportare davanti a un pubblico enorme che si muove come un mare infinito di energia davanti a lui.
In onore di Malcolm, e di tutti i membri di questa incredibile band, ecco la scelta di Guitars Exchange dei più grandi riff della storia degli AC/DC.
10) Beating Around The Bush (Highway to Hell, 1979)
Questa canzone di quattro minuti, scritta da Angus, Malcolm e Bon Scott, inizia con un riff memorabile che si ripete per tutto il tempo ed è completata da due assoli roventi verso i due minuti, e poi da un assolo di chiusura più lungo un minuto dopo. " Tesoro, ho messo gli occhi su di te perché fai tutte le cose che voglio che tu faccia [...] tergiversando", Bon Scott canta con entusiasmo in questa canzone a sfondo sessuale.
9) Girls Got Rhythm (Highway to Hell, 1979)
Bon Scott scrisse e cantò questo pezzo rock che parla di come gli piacciano le ragazze, ed è pieno di umorismo e di doppi sensi, per esempio nella battuta: "le ragazze hanno ritmo... il ritmo del sedile posteriore". I grammatici e i pedanti noteranno che non c'è un apostrofo possessivo nel titolo, il che suggerisce che "tutte le ragazze hanno ritmo"; cosa che Scott disse di aver imparato dalle sue innumerevoli tournée. Ancora una volta il riff apre il pezzo e tiene insieme la canzone fino a quando l'assolo esplode ai due minuti, e poi riprende.
8) Whola Lotta Rosie (Let There Be Rock, 1977)
Un'altra donna compare in questa canzone, ma questa volta 'Rosie' è una ragazza che rompe i soliti stereotipi essendo 'rotonda' e molto avanti nell'esprimere i suoi bisogni: apparentemente andó dietro le quinte dopo uno spettacolo e disse alla band "Chi la vuole?" Di nuovo il riff lancia la canzone, e si fa sempre più forte, come spiega Bon Scott "Non ho mai avuto una donna come te". Possiamo vedere Angus con una Gibson Angus Young SG Standard in una versione live sfolgorante al River Plate, nel dicembre 2009.
7) T.N.T. (T.N.T., 1975)
Due singoli vennero pubblicati dall'omonimo album - It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'n' Roll) (dicembre 1975) e T.N.T. (marzo 1976). Scritta da Angus, Malcolm e Bon Scott, è entrato nella top 20 della classifica dei singoli australiani. Bon Scott cantava la voce solista nella versione originale, ma c'è anche una versione di Brian Johnson, apparsa sul Live: 2 CD Collector's Edition. C'è solo una reazione adeguata a questo riff: vai di headbang!
6) Riff Raff (Powerage, 1978)
Riff Raff fu uno dei tre grandi successi di Powerage, insieme a Rock 'n' Roll Damnation e Sin City. Angus inizia la canzone con due rapidi accordi di chitarra prima che inizi il riff vero e proprio. Preferisco la versione live all'Apollo Theatre di Glasgow del 1978, e in particolare non perdete l'energia che Bon Scott e Angus generano nel video clip live (vedi il link qui sotto) dell'aprile dello stesso anno.
5) Let There Be Rock (Let There Be Rock, 1977)
Il riff di Let There Be Rock dà il via a una canzone - e a una lezione di storia - che dura più di sei minuti. Contrapposto a una struttura in stile biblico, il testo esplora le radici del rock 'n' roll: "All'inizio, nel 1955, L'uomo bianco aveva lo schmaltz, L'uomo nero aveva il blues", che, senza essere esplicito, fa riferimento a leggende come Chuck Berry e Bill Haley, che nel 1955 pubblicarono entrambi canzoni che definirono l'epoca. Un punto fermo dei concerti, questo pezzo rock fa sempre scintille quando viene suonato dal vivo. Che sia un mito o meno, disse una volta Angus: "Ricordo che l'amplificatore è letteralmente esploso durante la sessione di registrazione. Mio fratello lo guardò con occhi da pazzo e mi disse: "Andiamo! Continua a suonare" mentre l'ampli ancora fumava".
4) Hell’s Bells (Back in Black, 1980)
Hell's Bells dà il via al leggendario album Back in Black, ma sostituisce in modo unico il tipico "riff moment" di Angus Young con il rintocco di una campana da 900 chili di bronzo della chiesa, in onore della scomparsa di Bon Scott. Angus entra poi lentamente, accompagnato dal meraviglioso e lugubre battito onirico di Phil Rudd, prima che la canzone torni al suo affascinante e iconico riff. La band ha poi utilizzato la campana sul palco e spesso è stato Brian Johnson ad essere scelto per colpirla; Bon Scott era noto per aver "scatenato l'inferno" durante il suo breve periodo sulla terra e questo brano gli ha reso un perfetto omaggio.
3) Highway to Hell (Highway to Hell, 1979)
Questo inno contiene una delle melodie più riconoscibili della storia del rock, e fu la prima canzone della band ad entrare nelle classifiche degli Stati Uniti. Inevitabilmente provocò polemiche con i gruppi religiosi, soprattutto perché Angus appare in copertina con le corna. SongFacts riferisce che Highway to Hell era il soprannome per la Canning Highway in Australia, perché molti di loro hanno perso la vita su quella strada guidando troppo velocemente. Questo tratto di strada va da dove il cantante Bon Scott viveva a Fremantle e finisce in un bar chiamato The Raffles, che negli anni '70 era "un grande antro del rock 'n roll per bere". "Non c'è niente che preferirei fare", canta Bon Scott, "Scendiamo, è l'ora della festa, ci saranno anche i miei amici". Un altro aneddoto è che, nel film School of Rock, Jack Black sceglie questo riff per insegnare al chitarrista della band a fare rock.
2) Thundererstuck (The Razors Edge, 1990)
Angus diceva che questa canzone fu ispirata da un aereo su cui stava volando, che fu colpito da un fulmine e quasi precipitò. Qualunque sia la verità, l'enorme riff persiste nella maggior parte di questa canzone colpisce persone di tutte le età; posso testimoniare che mio figlio di otto anni non smetteva di sentirla durante un lunghissimo viaggio di vacanza in macchina; e sono sicuro che molti altri genitori hanno vissuto la stessa esperienza: "Thunder, thunder, thunder, thunder […] there’s no turning back.". Scariche elettriche e scintille ogni volta che gli AC/DC suonano questo inno ai loro concerti.
1) Back in Black (Back in Black, 1980)
Back in Black è probabilmente l'unico riff tanto noto quanto quello di Highway to Hell nel ricco catalogo degli AC/DC. Pubblicato poco dopo la morte di Bon Scott, questo brano omonimo ha aiutato Johnson a creare un forte legame con i fan degli AC/DC cosa quasi impossibile da immaginare poco prima. Per certi versi Johnson fu quasi consacrato, perché Scott lo aveva visto cantare nel 1973 e aveva parlato del suo talento ai suoi compagni di band, che poi contattarono Johnson poco dopo la morte di Bon Scott. Angus aveva in mano il riff di chitarra principale di Back in Black da anni, ma non aveva ancora trovato il momento migliore per impiegarlo. "Dimentica il carro funebre perché non moriró mai" cantò Johnson per conto di Bon Scott, e in una canzone rock assolutamente geniale si assicurò di non farlo mai.