La perfetta introduzione al meraviglioso mondo di Gary Lucas

Di Sergio Ariza

Gary Lucas è, ingiustamente, una nota a piè di pagina nella storia del rock: il suo lavoro sugli ultimi due album di Captain Beefheart prima del suo ritiro e la sua collaborazione con Jeff Buckley nel fondamentale Grace, componendo insieme al cantante e prestando la sua "Magic Guitar" a Mojo Pin e alla title track, sono le due cose che la maggior parte dei fan conosce. Ma questo chitarrista ha pubblicato lavori affascinanti con il suo nome o con quello della sua band, Gods And Monsters, per oltre 30 anni.     

      

Quindi questo The Essential non è solo un grande album ma anche un album necessario, e il fatto è che scavare in una carriera così ampia ed eterogenea come quella di questo brillante chitarrista è un compito difficile, dato che Lucas ha registrato tutti i tipi di album, dal rock e blues con Gods And Monsters a colonne sonore e musica classica, passando per esplorazioni di pop cinese degli anni 30 o collaborazioni multiple con personaggi mitici come Captain Beefheart o Jeff Buckley, ma anche Nick Cave, David Johansen dei New York Dolls o Lou Reed.
     

È impossibile evidenziare dei brani in un lavoro che è già di per sé un lavoro di compilazione molto importante su una vasta opera, tuttavia è degno di nota l'inizio con il fingerpicking acustico di Fata Morgana, i suoi tocchi blues allo slide, la melodia intricata e psichedelica di Poison Tree, cantata dalla grande Mary Margaret O'Hara, la forza di Skin The Rabbit, una delle prime canzoni che ha composto, con un enorme assolo con il wah, naturalmente, è impossibile non emozionarsi ascoltando una delle migliori voci di tutti i tempi, Jeff Buckley, che canta la prima versione dell'immortale Grace, con un enorme Lucas con la sua Strato del '64, anche le diverse parti di Whip Named Lash si distinguono, soprattutto quell'incredibile assolo finale in cui Lucas usa la sua Gibson Firebird.
    

    

Del secondo album va sottolineata la delicatezza della versione di My Wall di Bai Kwong, che fu soprannominata la Mae West cinese, le percussioni e i fiati cubani della versione con Los Van Van della sua Out From Under, cantata dalle figlie di Pablo Milanés, l'eccellente versione, con Nona Hendryx de Labelle alla voce, di una delle migliori canzoni di Beefheart, Her Eyes Are A Blue Million Miles, la riedizione del suo assolo alieno su Flavor Bud Living di Van Vliet, la sua canzone Rishte con la cantante indiana Najma Akhtar, che Lucas dice essere stata la sua migliore collaboratrice dopo Jeff Buckley e, infine, quel finale in cui Lucas e il suo slide portano la Sinfonia numero 9 di Dvorak fino al Delta del Mississippi.
    

Un lavoro eccellente che servirà da perfetta introduzione al meraviglioso mondo di Gary Lucas, un artista che merita molto più riconoscimento per il suo lavoro, al di là delle sue collaborazioni con giganti della musica popolare come Buckley, Beefheart o Cave. 

Photogallery