Super-piaceri sconosciuti
Di Paul Rigg
Un venticinquesimo anniversario è un momento di riflessione
ma, contrariamente alla celebrazione del ventesimo anno della pubblicazione di Superunknown del 1994, non possiamo
ignorare questa volta la tragica perdita di Chris Cornell, co-fondatore, autore, chitarrista e cantante
principale dei Soundgarden.
Quando Cornell entrò nella sua stanza d'albergo dopo aver
finito un altro concerto di successo a Detroit il 17 maggio 2017 e quasi
immediatamente si legò un cappio al collo, portò alla conclusione un capitolo
incredibilmente duro. Quel capitolo iniziò con l'overdose di eroina a 24 anni
di Andrew Wood dei Malfunkshun e Mother Love Bone;
il suicidio di Kurt Cobain
dei Nirvana a 27 anni; e la morte a
34 anni per droga di Layne Stayley
degli Alice in
Chain. Tutti erano amici e/o colleghi di Cornell. Gli amanti del
grunge, ancora una volta, dovettero sorreggere la loro testa fra le mani.
Mentre l'eredità di questi cantanti è enorme, non c'è nulla
da celebrare in merito a tale carneficina.
In particolare, Superunknown
inizia con una canzone intitolata Let Me
Drown e termina con Like Suicide;
rendendo veramente difficile far finta di niente.
L'album, prodotto da Michael
Beinhorn, catapultò i Soundgarden nel mainstream, raggiungendo il primo
posto nella Billboard 200 e dando ben cinque singoli di successo. Le 16 canzoni
del disco durano più di 70 minuti perché, come diceva Cornell all'epoca, "non volevamo davvero discutere su cosa
dovesse essere tagliato".
Data l'atmosfera dell'album nel suo insieme, è forse ironico
che il primo singolo, Spoonman, non
abbia nulla a che fare con l'essere un drogato, ma parla di un vero personaggio,
Artis the Spoonman, che usava dei cucchiaini
per suonare nelle strade di Seattle. La canzone parla del "paradosso di chi sia [Artis] e di come la
gente lo percepisca", disse Cornell.
L'eccezionale singolo che venne dopo, The Day I Tried To Live tratta, sempre secondo Cornell, "del tentativo di uscire dall'essere [...]
chiuso e solitario, con cui ho sempre avuto un problema. Tratta di cercare di
essere normale."
Il mega-hit ‘beatlesiano’ Black Hole Sun, terzo singolo del disco, è la canzone più
conosciuta della band e forse anche la più incompresa. Con il suo gancio
incredibilmente allegro e accattivante, le persone in tutto il mondo si sono
sempre concentrate sulla parola "sole" del ritornello, quando in
realtà tratta della fine del mondo. Il titolo deriva da alcune parole che
Cornell sentì male alla radio e ironicamente, una volta scritta la canzone,
pensava che alla band non sarebbe piaciuta. Ma la chitarra eccezionale di Kim Thayil contribuì a portare il pezzo
a un altro livello.
Tanto My Wave come
Fell on Black Days, sono pezzi con
alcuni tempi “strani”, con Thayil che suona in quest’ultimo un ottimo riff in
6/4 con la sua Gibson Les Paul Custom Lite. Ci sono altre grandi canzoni
nell'album, come il funky Fresh Tendrils,
ma per chi scrive questa recensione, Fell
on Black Days è il vero punto forte del disco.
Sprofonda in queste grandi canzoni, senti la "Cornell
Connection" per poi ritornare alla luce con una parte di te totalmente rinnovata. Guitars
Exchange ti manda il suo amore. Vogliate bene a voi stessi…