Un uomo perbene
Di Paul Rigg
Carl Perkins raggiunse
la fama componendo Blue Suede Shoes,
la canzone che lo portò in cima alle classifiche; ha suonato al fianco di Elvis Presley, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, Bob Dylan e dei Beatles;
e fu nominato uno dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi dalla rivista
Rolling Stone, ma le sue radici erano umili, come si può immaginare, e le portò
con sé per tutta la vita.
Sembra incredibile ma Carl
Lee Perkins (9 aprile 1932 - 19 gennaio 1998) è cresciuto raccogliendo
cotone nel profondo sud degli Stati Uniti perché faceva parte dell'unica
famiglia bianca che lavorava nella piantagione vicino a Tiptonville, nel
Tennessee, a poche miglia dal fiume Mississippi.
Le amicizie con i neri non erano per nulla ben viste, ma ciò
non impedì a Perkins di avere come migliore amico un nero di nome Charlie,
anche se dovevano prendere autobus diversi per andare a scuola e sedersi
separati ogni volta che avevano la possibilità di andare insieme a uno
spettacolo.
Alle sei del mattino Perkins iniziava a raccogliere cotone
per 14 ore al giorno e ascoltava gli altri lavoratori cantare nei campi. "A volte c'erano 40 o 50 persone in fila tra le
piante di cotone e sentivo un vecchio uomo di colore che amavo così tanto, John Westbrook, iniziare a canticchiare
e circa otto o dieci file più in giù c’era la sorella Juanita che cantava
"ooohhh, yeh", raccontò. "Da ragazzino mi veniva la pelle d’oca e mi dicevo: 'oooo-si,
canteranno!"
La religione fu sempre importante per Perkins. La musica che
sentiva cantare nei campi fu completata dal gospel del sud cantato dai bianchi
nella sua chiesa locale. "Dio mi ha
messo in quella situazione per una ragione e [...]per me è stato come scavare nella mia anima per creare la mia
musica", disse. Suo padre ascoltava costantemente musica country snella
loro vecchia radio a pile - perché non c'era elettricità nella loro baracca -
ma, per Perkins, "è stato l'ambiente
in cui sono cresciuto a rendere la mia musica country un po' diversa".
Quella ‘piccola differenza’ fu in seguito conosciuto come
"Rockabilly", che Perkins descrisse come "non è una musica che semplicemente ti siedi ad ascoltare; se non ti
muovi, non funziona".
Perkins amò la chitarra fin da piccolo, ma a quel
tempo gli operai guadagnavano solo 50 centesimi al giorno, e così suo padre ne
fece una con una scatola di sigari e un manico di scopa. Sebbene quasi nessuno
credesse in lui, Perkins sentiva che la chitarra poteva essere la sua via
d’uscita dai campi di cotone e quando ascoltava la radio poteva "immaginare strass, cadillac e ville, e quei
sogni riempivano la mia piccola anima".
Poco dopo, un vicino che si trovava in un momento difficile offrì
alla famiglia una chitarra modello Gene
Autry malconcia e con corde consumate. Il padre di Perkins lo comprò per
Carl per un paio di dollari [e un pollo, secondo una delle interviste di
Perkins], e fu il suo vecchio amico dei campi di cotone, "Uncle
Westbrook", che divenne di nuovo importante nella sua vita per avergli
insegnato a suonarla: "Avvicinati",
disse il vecchio, "lasciala
viaggiare attraverso posti sconosciuti, falle attraversare la tua testa e giù
fin dove vive la tua anima. Lasciala vibrare."
La madre di Perkins voleva che suonasse in chiesa, ma non
aveva mai guadagnato un quattrino e aveva disperatamente bisogno di soldi per cambiare
le corde, che doveva letteralmente legare di nuovo ogni volta che se ne rompeva
una.
Erano tempi duri, ma Perkins non se ne pentì mai, perché
aveva quello che credeva più importante: "Quando guardo indietro ho avuto una mamma e un papà e due fratelli che
mi amavano", disse in un’intervista a Tom Snyder.
In effetti, i fratelli di Perkins sono stati fondamentali
nella sua vita in molti modi. Verso i 13 anni lui e suo fratello Jay, che aveva
due anni in più, e Clayton, che era di due anni più giovane, formarono una band
e iniziarono a suonare honky tonk. "La
gente veniva ad ascoltare la nostra musica invece di altre band che facevano
country, perché suonavamo in modo diverso", ricordò anni dopo.
I fratelli Perkins guadagnarono i primi soldi con le mance
dei clienti quando suonavano una volta a settimana al Cotton Boll Tavern sulla
Highway 45, vicino a Jackson, nel 1946. Dato che le bevande erano parte
dell'accordo, fu qui che Perkins iniziò per la prima volta ad affezionarsi all'alcol,
che lo portò sull'orlo della distruzione anni dopo. Anche le scazzottate da bar
erano frequenti e non era insolito che qualche notte finisse con uno dei
fratelli che si gettava tra il pubblico per "sistemare le cose";
anche se Perkins in seguito disse che ha sempre preferito provare a calmare le
cose semplicemente alzando il volume sulla sua chitarra.
Per poter suonare da solista, Perkins insegnò al fratello
maggiore gli accordi e incoraggiò il fratello minore a suonare il basso per
arrotondare il suono. Alla fine degli anni '40, i fratelli Perkins erano
diventati un appuntamento fisso della zona.
In quel periodo Perkins scrisse una canzone intitolata Let Me Take You to the Movie, Magg, che parlava
di una ragazza che aveva incontrato a Lake County e che in seguito lo aiutò a firmare
il suo primo contratto discografico con la Sun Records di Memphis. Perkins
spiega che nel 1954 ascoltò un DJ chiamato Bob
Neil alla radio dire "Ho un
ragazzo nuovo di zecca qui che si chiama Elvis Presley e canta Blue Moon of
Kentucky", una canzone che Carl aveva suonato per almeno tre anni.
"Nella mia anima era molto simile a ciò
con cui avevo lottato, misi gli occhi su Memphis e ci andai, incontrai Elvis e gli
chiesi un'audizione." Movie Magg fu registrata poco dopo e
nel febbraio del 1955 Perkins si ascoltò alla radio per la prima volta.
Fu l'inizio di una stretta collaborazione e dell’amicizia
con Presley. "Penso che Dio l’abbia
mandato come messaggero, è venuto con un nuovo tipo di musica e un nuovo modo
di muoversi", disse Perkins. "All'inizio
non sapeva cosa stesse facendo: l'ho sentito dire che era molto nervoso e che
le sue gambe avrebbero iniziato a tremare e non voleva che il pubblico lo
sapesse, quindi semplicemente le lasciava fare – e il resto è storia; diede
all'America ciò di cui aveva bisogno in quel momento".
Perkins, da parte sua, diede a Presley ciò di cui aveva
bisogno con la canzone Blue Suede Shoes
- ma non prima che Perkins stesso avesse avuto successo con il suo pezzo.
L'ispirazione gli venne guardando un ragazzo e una ragazza ballare vicino al
palco durante uno dei suoi spettacoli. Attirarono la sua attenzione perché
stavano ballando così bene e, come dice la fine della canzone, "il ragazzo le disse con un buon tono ‘non
calpestare le mie scarpe scamosciate!’, e lei rispose ‘Oh, mi dispiace’".
Fu una coincidenza che Johnny Cash avesse suggerito poco prima a Perkins che ‘Scarpe
Scamosciate Blu’ (Blue Suede Shoes) poteva
essere un buon titolo per una canzone e in quel momento gli scattò qualcosa in
testa. "Non riuscii a dormire quella
notte", disse, "scesi le
scale e iniziai a scrivere". Il rumore che fece svegliò sua moglie che
scese a lamentarsi che avrebbe svegliato i bambini.
La verità è che Perkins stava per svegliare tutto il mondo:
la sua canzone vendette oltre un milione di copie scalando la vetta delle
classifiche statunitensi. Chi consigliava Presley lo incoraggiò a registrare e lanciare
immediatamente la sua versione, ma il ragazzo di Memphis non voleva rovinare il
dolce momento del suo amico e così attese che la canzone di Perkins, registrata
con la sua Les Paul Gold Top del 1955, perdesse posizioni in classifica prima
di pubblicare la sua famosa versione. Anche il lato B, Honey Don’t, sarebbe stato in seguito suonato dai Beatles.
In quel momento la stella di Perkins stava per raggiungere
il suo apice, e avrebbe dovuto cantare il suo più grande successo nel famoso
programma televisivo di Perry Como e
nello show di Ed Sullivan poco dopo.
Tuttavia, mentre stava andando allo studio di Como, l'auto in cui viaggiava fu
coinvolta in un terribile incidente, uccidendo l’autista e lasciando Perkins e
suo fratello vicini alla morte. Stava per essere il primo artista Rockabilly ad
andare in televisione; ma non fu così.
Mentre era in ospedale i dubbi gli inondarono il cervello:
"Ho parlato con il Signore e gli ho
detto 'mi hai dato tutto e ora me lo porterai via? È così? Morirò? Mio fratello
morirà? Tornerò dove ho iniziato?"
Mentre Perkins era in convalescenza, Presley divenne un gran
nome. Quando Perkins finalmente fu in grado di registrare la canzone nello show
di Perry Como, fu evidente quanto l'incidente avesse colpito la band. Clayton
non ne era uscito poi così male, ma entrambi i suoi fratelli avevano un aspetto
scarno, e Jay in particolare sembrava incredibilmente rigido perché indossava
ancora un collare che a malapena riusciva a nascondere. "Sapevo che non stava bene," disse
Perkins, "anche quando abbiamo fatto
lo spettacolo di Perry Como con lui dritto e il suo sorriso contorto, non
avresti mai immaginato che soffrisse così tanto. Ma voleva che suo fratello
Carl suonasse come lui sul disco e questo è un amore che non puoi comprare [le
lacrime scorrono lungo la faccia di Perkins]. Ho perso un gioiello di fratello
quando Jay [morì nel 1958]."
Nello stesso anno della morte del fratello, Carl Perkins
lasciò i Sun Studios perché si sentiva "trascurato", ma fu una decisione
che rimpianse. "Non avrei mai dovuto
lasciare la Sun..." disse in un'intervista, "Finii in grandi studi con persone che non capivano Rockabilly."
Spesso i produttori non gli permettevano nemmeno di suonare la chitarra nei
suoi dischi e la sua disperazione, insieme alla sua dipendenza dall’alcol,
diventò sempre più profonda.
Tuttavia, anche durante gli anni bui, il nome di Perkins rimase
sempre alto tra i musicisti.
Nel maggio del 1964, sebbene inizialmente riluttante perché
temeva che la sua stella si fosse ormai consumata, Perkins andò a fare tournée
nel Regno Unito con Chuck Berry.
Nel 1968, Perkins fece un tour con Johnny Cash; comunque fu
durante questo periodo che toccò fondo. Durante uno spettacolo in California, vide
"quattro o cinque me allo specchio" durante una baldoria che durò
quattro giorni. In seguito cadde in ginocchio sulla spiaggia e disse "Signore... sto per buttare via questa
bottiglia, ti mostrerò che credo in te." Cash, che aveva avuto
problemi simili, lo aiutò.
Prima che Bob Dylan diventasse famoso registrò il classico Matchbox Rockabilly di Perkins, su cui
Perkins diede il meglio di sé con la sua Gibson Switchmaster ES-5. Nel 1968 Dylan
andò nello studio di New York dove Perkins stava facendo delle prove e
suonarono la chitarra insieme. Come prova dell'affetto che avevano l'uno per
l'altro, Dylan scrisse la canzone Champaign,
Illinois, ma non sapeva come finirla; Perkins lo fece per lui e Dylan gliela
diede per il suo album, On Top.
Nel 1981 Perkins incise Get
It con Paul McCartney, che entrò nell'album Tug of War. In seguito il Beatle mostrò la sua enorme ammirazione
per la leggenda del Rockabilly in un video-documentario sulla sua vita. Un
altro punto saliente alla fine della sua carriera fu uno speciale televisivo girato
a Londra con Eric Clapton, Ringo Starr, Dave Edmunds, and George Harrison. Perkins entrò poi nella Rock
and Roll Hall of Fame nel 1987.
L'ultimo grande concerto di Perkins del 1997 fu per
beneficenza e una delle sue ultime grandi azioni fu quella di istituire il
Centro Carl Perkins contro l'abuso dei bambini in Tennessee.
È stato sposato con la stessa donna per oltre 45 anni e finì per accettare se stesso per ciò che era. "Non
è quello che perdi nella vita, ma quello che ti rimane [è importante]",
dice. "Se avessi avuto un altro paio
di scarpe scamosciate blu forse non mi sarei interessato alle persone, ma lo
faccio, e questo mi rende felice." In una delle sue ultime interviste,
fece una riflessione su ciò che fosse più importante per lui: "Vorrei che il mondo sapesse che ho cercato
di essere un uomo perbene", disse.