Speranza in momenti difficili
Di Sergio Ariza
If All I Was Was Black
è la terza collaborazione tra la leggendaria cantante soul/gospel Mavis Staples e il leader di Wilco, Jeff Tweedy. È la prima volta che Tweedy è responsabile della
composizione di tutto il materiale (solo in tre delle canzoni c’è lo ‘zampino’
di Staples), ma è chiaro che l’ha pensato con la cantante in mente. Sia la
musica che i testi si adattano come un guanto a questa veterana del Movimento
per i Diritti Civili, vicina agli 80 anni, che si appropria del materiale non
appena inizia a cantare con la sua potente voce.
Chiaramente, Staples e Tweedy non sono per nulla felici con
tutto ciò che sta accadendo nel loro paese dopo l'arrivo di Trump alla Casa Bianca,
ma invece di optare per la rabbia e la disperazione, cercano di trovare il lato
positivo nella tempesta con l'ottimismo di chi ha visto tempi molto
peggiori. Tweedy è anche il responsabile della produzione e ha portato a bordo
suo figlio Spencer e il batterista dei Wilco, Glen Kotchke, ma è il fedele chitarrista di Mavis Staples, Rick Holmstrom, chi attira tutte le
luci su di sé rispetto al resto dei musicisti che partecipano al disco.
L'album inizia in grande stile con Little Bit, una canzone che sembra appena uscita dagli studi Stax dei
primi anni '70, con due magnifiche chitarre taglienti come lame su una base
funk/soul che dà il perfetto "groove" al disco. Liricamente sta già anticipando
molti dei pezzi dell’album, affrontando il tema della paura nei quartieri neri
di fronte alla violenza –totalmente normalizzata- della polizia.
Who Told You That si
basa su un riff funky molto anni '70, con un lavoro alla chitarra che renderebbe
felice Pops Staples: Holmstrom e la
sua Telecaster si confermano come il complemento perfetto per la voce di Staples e
le canzoni di Tweedy. Da parte sua, la canzone che dà il titolo all’album è una
delle tre in cui Staples ha aiutato Tweedy nella composizione, un altro inno
alla concordia, una canzone contro i pregiudizi acquisiti.
In Build a Bridge
la sua voce potente è accompagnata da un piacevole accompagnamento con chitarra
più associato al soul, una Telecaster che suona a metà strada tra Steve Cropper e Pops Staples, padre di Mavis, oltre alla Jazzmaster di Tweedy. La
canzone ha anche alcune incredibili voci in falsetto che danno tono alla
canzone e servono da contrasto alla voce forte e profonda di Mavis, che usa
per dare un messaggio in favore del 'Black Lives Matters', il movimento che può
essere considerato il successore del Movimento per i Diritti Civili in cui fu
così coinvolta negli anni '60, quando partecipò alla Marcia del Milione di Persone
accanto a Martin Luther King.
Mavis, come parte dei Steples Singers, ha molta esperienza nel
cantare canzoni con un messaggio e quest'album la vede fare, ancora una volta,
ciò che sa fare al meglio: interpretare con convinzione un messaggio in cui crede
fermamente in un ambiente funk/soul della metà degli anni ‘70. I tempi potranno anche essere violenti e pieni d'odio ma Staples sa, meglio di chiunque altro,
predicare la speranza in tempi turbolenti.