Old Glory And The Wild Revival (2013/2015)

Jared James Nichols

Il bullo del blues  

Molti di noi si sono resi conto della sua esistenza grazie a Zakk Wylde, che se l’è portato in giro come antipasto da dare ai suoi fans nel tour di presentazione di Book Of Shadows II, ma in Europa c’era già stato un paio di anni fa, con tanto di curriculum zeppo di premi che lo riconoscono come una delle grandi speranze del blues. Si chiama Jared James Nichols, nato solo 22 anni fa da qualche parte nel Wisconsin, e c’è chi dice che sarà capace di spodestare lo stesso Joe Bonamassa. Fino a quel momento, vale la pena vederlo e sentirlo suonare per rendersi conto che ci si trova difronte a un altro grande discepolo del maestro Stevie Ray Vaughan.
   

La sua vita ha preso una gran velocità dopo aver firmato per una multinazionale che in lui ha visto qualcosa: nell’estate del 2015 ha infatti registrato il primo disco con una raccolta di pezzi dei suoi primi passi, quelli di un EP che aveva pubblicato nel 2013 e brani dal vivo. Sony ci ha azzeccato perché, come tutte le ‘opere prime’ di un (ancora presunto) genio, mostra da subito gran qualità che ti prende fin dalla prima canzone. Un magnifico biglietto da visita per farsi conoscere fuori dagli Stati Uniti, prima di un vero e proprio lancio internazionale.    



Anche il titolo è lo stesso, Old Glory And The Wild Revival, dove dichiara il suo amore per l’inseparabile Les Paul che lo accompagna e annuncia ciò che faranno insieme: (far) rivivere il lato selvaggio del blues. Elettricità a fiumi e, ancora più importante, assai credibile. A Jared James Nichols l’anima gli esce da una gola che usa quasi con la stessa destrezza delle dita che colpiscono, nude, senza bisogno di un plettro, le corde della chitarra.
   

Una Gibson che ha personalizzato a piacere suo. Con un corpo del 1958 e parti del ‘68, che tirò fuori da dove poteva, incluso da un dobro, più per mancanza di mezzi che per essere cosciente del fatto che stava creando lo strumento perfetto per rivitalizzare il suo genere favorito. La sua Old Glory lascia il protagonismo sul palco solo a una Viking V (un gesto di riconoscenza alla nuova linea di chitarre Wylde Audio, opera di Zakk) quando cerca un suono corposo realmente humbucker per rendere omaggio, fra le altre cose, a due dei suoi eroi: Albert King e il recentemente scomparso Lonnie Mack.
   



Agli inizi della sua carriera, Nichols è il re del ‘hard-blues’, una duplicità che prima o poi lo obbligherà a scegliere quale strada seguire: se quella del vichingo che include il suo nome sui poster dei festival delle grandi metal-band o quella dei suoi grandi maestri. Per il momento nuota bene in tutte e due le acque e aggiunge brillantezza ai tour di gruppi come i Lynyrd Skynyrd o, come nel recente caso europeo, a due ‘professori’ del calibro di Glenn Hughes e Zakk Wylde.
 

Che prenda una strada o un’altra, è chiaro che nel cammino di Jared James Nichols ci sarà sempre una chitarra. Quello di Old Glory è appena iniziato.



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© Kenneth Kearney & © Martin Knack