Eddie Van Halen: Un tesoro di assoli
Di Tom MacIntosh
Il colosso del rock olandese/americano Edward Lodewijk Van Halen o Eddie è stato la forza motrice della
sua band Van Halen, insieme al
fratello Alex alla batteria, al
bassista Michael Anthony e al
cantante David Lee Roth. Nel loro
album di debutto omonimo Van Halen
(1978) Eddie codificò la chitarra elettrica suonando con una straordinaria
miscela di tono, tecnica e abilità innaturale. Praticò il tapping a due mani,
usandole entrambe sul manico della chitarra, armoniche naturali e artificiali,
picking, tremolo e vibrato per esprimere la sua sensibilità ritmica e luno
stile melodico unico. Fu senza alcun dubbio una grande influenza per legioni di
giovani chitarristi in tutto il mondo. Occupa l’ottavo posto dei 100 migliori
chitarristi della rivista Rolling Stone e il primo posto nel sondaggio dei
lettori della rivista Guitar World sui 100 migliori chitarristi di tutti i
tempi. Il suo modo di suonare comprende una grande varietà di stili che
tratteremo qui oggi stilando una lista di alcuni dei suoi migliori assoli.
Eruption (Van Halen, 1978)
Considerato un momento cruciale nell'evoluzione della
chitarra, questa gemma strumentale ridefinisce in appena 1 minuto e 42 secondi,
le possibilità sonore e tecniche dello
strumento in uno splendore assoluto. Ha diviso il mondo della chitarra
elettrica in due, A.E. (prima di Eruption)
e D.E. (dopo Eruption). È un
esercizio di tapping a due mani, oltre a fraseggi eseguiti a una velocità
soprannaturale, combinati con effetti armonici ed eco al centro di tutto. Mise
in allerta gli "heroes"
della chitarra e divenne una grande influenza per i rocker di tutto il mondo. Lo
strumento che usò per cambiare il mondo per sempre lo tiene tra le mani sulla
copertina dell'album: la sua Frankenstrat.
Ice Cream Man (Van Halen, 1978)
Una semplice intro blues su acustica che getta le basi del
corpo esplosivo della canzone con ‘power chords’ che portano a una rapida articolazione
tra tapping, slide e bendings oltre a una generosa dimostrazione di come usara
la barra del tremolo. Originariamente scritto e registrato dal bluesman di
Chicago John Brim (Chess Records,
1953), Van Halen ne fece una cover su richiesta di David Lee Roth, ed è ovvio
che fecero loro il pezzo. È una delle 2 cover presenti nel loro album di
debutto, l'altra è l’eterna You Really
Got Me dei Kinks.
Cathedral (Diver Down, 1982)
Oltre ad essere lo ‘shredder’ più veloce in giro, Van Halen
è anche noto per i suoi modi innovativi di ottenere suoni diversi dalla sua
chitarra. Nella strumentale Cathedral
lo dimostra ampliamente. Usò una Fender Stratocaster del 1961 (con effetti eco
e chorus) e la eseguì colpendo con forza la tastiera con la mano sinistra
mentre con la destra giocava con la manopola del volume, suonando come un organo
di chiesa (da lì il titolo). Questo dimostra che solo perché puoi far suonare
una chitarra come una campana non significa che debba farlo per forza.
Beat It - Michael Jackson (Thriller, 1982)
Collaborare con il re del pop Michael Jackson fu sicuramente l'ultima cosa che ci si aspettasse
dall'hard-rocker, ma il suo assolo in questo classico pezzo di Jackson gli diede
un'esposizione più ampia che mai; non per nulla è l'album più venduto di tutti
i tempi. Si dice che Eddie lo registrò in una sola ripresa e lo fece
gratuitamente, il che dimostra la portata della sua musicalità, la volontà di
suonare al di fuori dalla sua ‘zona di confort’ e il suo tocco incredibile. L’assolo
in questione è puro Eddie Van Halen, pieno di fraseggi incredibili, spremendo
al massimo la barra del tremolo e penetranti armoniche intrecciate nella
melodia; molto pulito e nitido.
Mean Street (Fair Warning, 1981)
Questa potente canzone si apre nella classica modalità hard
rock dei Van Halen. È un altro grandioso esempio di come usare un Floyd Rose al
massimo, armoniche e tremolo.
L'intricato lavoro legato dell'introduzione ci tuffa direttamente nel disco
principale, attraverso una delle canzoni più oscure della band, "Ora sai che questa non è una strada da
percorrere / La fine è davanti a noi/ I poveri giocano sul serio qui / Sono i
morti viventi".
Spanish Fly (Van Halen II, 1979)
Dopo che Eruption sorprese
tutti, (insieme a tutto il resto), Eddie mise le mani su una Ovation acustica
con corde di nylon e compose questo capolavoro di eccellenza interculturale. Il
pezzo diventò un pilastro del setlist dal vivo. La storia racconta che Eddie stesse
suonando con un'acustica quando il produttore Ted Templeton gli chiese "Puoi
suonare anche l’acustica?", Eddie scherzando disse: "Ha 6 corde, qual è la differenza?"
e con un doppio tapping iniziò questo bellissimo pezzo strumentale. Naturalmente,
Spanish Fly si riferisce a un
afrodisiaco così chiamato che favorisce gli impulsi erotici, esattamente come
lo stile che la chitarra spagnola avrebbe dovuto invocare. Genio puro. (Riuscite
a immaginare Paco De Lucía esclamare: "Cazzo!? Ed è olandese?").
Jump (1984, 1984)
Jump fu il colpo definitivo
dei Van Halen per arrivare in cima alla classifica Billboard Hot 100 degli
Stati Uniti quell'anno. La loro canzone più grande mai realizzata fino ad oggi.
L'introduzione al sintetizzatore fu qualcosa di nuovo per loro, che mandò i fan
in confusione (ma che si ripresero presto), dimostrando ancora una volta la
volontà della band di avventurarsi in un territorio nuovo, in un certo senso.
Il sintetizzatore audio Oberheim OB-X s’incarica della melodia mentre l'assolo
di Eddie qui raggiunge un altro picco di perfezione.
I'm The One (Van Halen, 1978)
Il loro album di debutto era pieno zeppo di chicche come I'm the One, un rock ad alta tensione
che mostra la band al top della forma. La sezione ritmica dietro la voce
selvaggia di Roth è serratissima, ed Eddie suona 2 assoli, di cui il secondo è
uno schiacciasassi meticoloso, che cambia tempo portandolo a un lento climax
dove la chitarra di Eddie ha l'ultima parola.
Hot For Teacher (1984, 1984)
Il titolo, che lo dice tutto (“eccitato dall’insegnante”), attirò
l'attenzione dei più giovani, (un pezzo politicamente azzardato al giorno d’oggi),
con top model in bikini che passeggiano fra la cattedra e i banchi di classe
nel video. Ma siamo qui per parlare di come l’incredibile assolo di Eddie ti
manderà al settimo cielo, completando lo storia del clip. Il suo istinto per sincronizzare
i tempi delle raffiche di note che rimangono nella melodia sono il suo marchio
di fabbrica. Disse in un'intervista con la rivista Guitar World, "...se lo
ascolti, i tempi cambiano nel bel mezzo del nulla".
Runnin’ with the Devil (Van
Halen, 1978)
Questo rock mise in mostra il primo impulso della band, aprendo
il loro album di debutto con grande sicurezza. Il potente attacco nell’intro
dell’Ibanez “Shark” Destroyer di Eddie è cattivo e rumoroso, come a dire
"siamo qui per restare!". La melodia palpitante della canzone marcia
con orgoglio, "Vivo la mia vita come
se non ci fosse un domani...", la scena era preparata, salirono sul
palco e attirarono l'attenzione del mondo. E così fecero, consolidando ciò che
diede loro il loro sound caratteristico: lo stridio di David Lee Roth, gli
assoli leggendari di Eddie e le voci di backup di Michael Anthony. Missione
compiuta.
Questa è la nostra carrellata dei migliori e più svariati
assoli di Eddie Van Halen. Come sempre ci sarà chi dice che ne mancano tanti, come
quelli di One Foot Out the Door, Hang 'Em
High y Dance the Night Away, ad
esempio, che pure erano belli ‘cattivi’, ma non c'è abbastanza inchiostro per
scriverli tutti, purtroppo.
Speriamo ti sia piaciuta la nostra selezione…sì, sappiamo
che ti è piaciuta!