David Antony Reid
Le 10 domande che facciamo a tutti
David Antony Reid (Regno Unito)
Non è un caso
che due dei più grandi liutai a livello mondiale, William ‘Grit’ Laskin e Andy
Manson, definiscano i suoi strumenti come ‘impeccabili’, ‘eccezionali’, ‘notevoli’,
‘unici’ e ‘impressionanti’. La lista di aggettivi potrebbe continuare. Basti
vedere le foto della nostra galleria per rendersi conto della qualità, della precisione
e della profonda conoscenza che David
ha del legno e dell’arte di fare chitarre a mano.
David Antony Reid costruisce oggetti di una bellezza
che va oltre l’unicità di usare legni che hanno centinaia d’anni. David arriva all’anima, all’essenza di ogni
singolo pezzo che compone l’intera opera. Un’anima che è il tono stesso dello
strumento che si riflette nella sensazione unica che si prova al suonarlo.
SEI CORDE…
1. GUITARS EXCHANGE: Come sei finito (o hai iniziato) a fare il liutaio?
David Antony Reid: Ho fatto la mia prima
chitarra per necessità, nel 1998. Ero un bebè negli anni '70, un bambino negli
anni '80, un adolescente negli anni '90 e nel Regno Unito, in quel momento, la
musica tipicamente per chitarra ha vissuto una depressione grave. La musica
elettronica è diventata la più importante per molti adolescenti e giovani
adulti, tra cui molti dei miei colleghi e, quindi, anche per me. Le magliette
dei Guns 'n' Roses finirono in un
cassetto, suonare come Hendrix era
ormai una cosa per romantici e gli album di The Jam sparirono in un armadio. Penso a tutti i chitarristi che
staranno facendo una smorfia leggendo queste linee! Per un po’ ho fatto il DJ,
non molto buono, lo ammetto, ma mi pagavano. Avevo sempre voluto imparare a
suonare la chitarra da quando ero piccolo, ma la mia non è una famiglia di
musicisti, quindi ho dovuto aspettare un po'. Nel 1998, il Brit-Pop è diventato
sempre più grande e le chitarre sono tornate sulla scena, più popolari che mai.
Una notte, un vecchio amico venne a casa con la sua chitarra per un paio di
birre. Mi insegnò ciò che sapeva suonare e lasciò la chitarra da me. Imparai
alcuni accordi di base e gli assoli che mi insegnò. Sapevo che sarebbe tornato
a riprendersela, così ho iniziato a misurare gli elementi che ritenevo fossero
i più importanti.
Ero abile con le mani, avevo curiosità e un criterio tutto mio: con gli
strumenti giusti, il legno che trovai (usai una tavola da ponteggio per il
manico e un compensato per la cassa) costruii la peggior chitarra che abbia mai
visto! Era orribile, ma non avevo libri, né internet, né YouTube o tutoriali.
Avevo solo quella chitarra economica da studiare e analizzare, tanto entusiasmo
e un po' di buon senso. In quel periodo stavo studiando ingegneria meccanica ma
venni a sapere di un corso per diventare liutaio presso l'Università di
Glasgow…non sapevo che ne esistessero, ma ne ero affascinato. Presi la chitarra
che avevo costruito e mi presentai per un'intervista. Mi invitarono a entrare.
Il resto è storia.
2. GUITARS EXCHANGE: Che cosa ispira il disegno e la realizzazione di una
nuova chitarra?
D.A.R.: Avere una idea e innovare.
Ho preparato 6 nuove chitarre per il Santa Barbara Acoustic Instrument
Celebration…mi sarebbe piacuto averle pronte anche per un’altra fiera, il Holy
Grail Guitar Show, ma la recente morte di mio padre ha complicato un po’ le
cose.
3. GUITARS EXCHANGE: Cerchi un determinato suono per qualche ragione
precisa?
D.A.R.: Ho appena sviluppato la
mia ultima innovazione: un sistema per fare in modo che ogni chitarrista possa
equalizzare la sua chitarra prima che la finisca. In questo modo posso ottenere
in maniera esatta il tono che stanno cercando. Ho chiamato questo sistema Truly Tailored Tone e
potete vedere un mio video su YouTube spiegandone i principi. È una cosa che mi
emoziona: anche la rivista tedesca Grand Gtr per collezionisti di chitarre ne
parla. Per me è tutto centrato sul cliente: oltre a un tono limpido, articolato
e cristallino, voglio che ogni chitarrista possa esprimere la propria
soggettività tramite le mie chitarre, qualcosa di assolutamente personale.
4. GUITARS EXCHANGE: Scegli e spiega perché: soul, jazz, blues, rock, pop…o
cosa?
D.A.R.: Questa domanda è difficile da rispondere! Ho
gusti musicali così ampli ed eclettici. Gli unici stili che proprio non riesco
ad ascoltare sono il pop e il country commerciali. Ultimamente mi piace molto
il jazz contemporaneo e fra i miei favoriti c’è The Cinematic Orchestra. Li ho visto dal vivo qualche anno fa nella
Royal Albert Hall di Londra. E poi mi piacciono tutti i classici: Herbie Hancock, Thelonious Monk, Keith
Jarret, Oscar Peterson, Ella Fitzgerald, Wes Montgomery e una lunga lista…
Per me il jazz è il genere di musica più atemporale. Gli altri, dopo un po’, mi
stancano. Quindi direi il jazz…e al secondo posto metterei la musica classica,
per le stesse ragioni.
5. GUITARS EXCHANGE: Sei un artista a commissione o un eremita solitario?
D.A.R.: Direi che sono un artista
e un artigiano. Essere un liutaio comprende tante cose, abilità, conoscenze,
creare idee nuove e innovatrici per uno strumento che, in fondo, ha iniziato a
svilupparsi realmente solo negli ultimi 20 anni. Se vi riferite al fatto di
lavorare da solo o con altri, be’, ho provato con alcuni aiutanti e sono
arrivato ad averne 5 nello stesso momento. Ma mi è sembrato troppo difficile
fare in modo che arrivassero a compiere i miei standard. Anche con compiti più
semplici. E in verità mi sembrava troppo duro esigere tanto. Il nostro business
richiede perfezione. Ma la vita non è così: è assai lontana dall’essere
perfetta e la necessità di perfezione non è la stessa per un liutaio piuttosto
che un altro. Uno dei miei collaboratori era molto bravo, ma le difficoltà
erano troppe e finalmente decise di cambiare strada. Continuiamo ad essere
buoni amici. Ho avuto con me ragazzi veramente in gamba anche se devo ammettere
che una pessima esperienza l’ho avuta quando colsi una di loro mentre rubava. È
stata una delle cose più brutte che ho vissuto. Le diedi tanto…ma suppongo che
alcuni esseri umani sanno solo prendere. Non capirò mai questa mentalità.
Soprattutto perché lei era cosciente del disprezzo che provo per i ladri,
dovuto a un furto devastante subito anni prima. Non la capirò mai. Dopo tutto
questo è chiaro perché sono e continueró ad essere un artista solitario.
6. GUITARS EXCHANGE: Qual è l’ultimo disco che hai comprato e qual è
l’ultimo che hai ascoltato?
D.A.R.: Ultimamente mi hanno
regalato il nuovo disco di New Order
e mi piace ogni giorno di più. Stanno diventando molto elettronici, ma mi
piacciono. È un CD, ma sono un amante dei vinili e ne ho una collezione enorme.
Ho comprato A Long Way To Fall di Sounds
Of The Sirenes: ho conosciuto il duo nell’evento The London Acoustic Guitar
Night organizzato dal mio amico Chris Woods Groove. Sono bravissime:
dovreste ascoltarle. Sto aspettando che esca l’ultimo disco di Beth Orton: la adoro. E poi ascolto
molto la radio, tutto il giorno. Mi piace molto Radio Paradise perché mettono
un mix di musica differente, senza pubblicità né notiziari: è una radio che si
sostenta grazie agli aiuti economici degli ascoltatori e io sono uno di questi.
…UN CORPO…
7. GUITARS EXCHANGE: Elettrico o acustico?
D.A.R.: Acustica. C’è qualcosa di
magico nella scelta e il gusto di ogni liutaio. Qualcosa che arriva all’anima.
È fantastico suonare (o, nel mio caso, che qualcun altro suoni) uno strumento
fatto a mano che è l’espressione di te stesso.
…UN MANICO…
8. GUITARS EXCHANGE: Qual è il segreto dei legni che usi?
D.A.R.: Questo dipende
completamente dal cliente. Mi piace parlare con loro apertamente. La decisione
deve essere loro. Conosco bene i legni e mi piace fare qualche suggerimento.
Tutto dipende dal tatto e dalla sensazione di ognuno, qualcosa che cambia di
mano in mano. Anche il peso è importante come lo sono le rifiniture e l’effetto
finale, ma è qualcosa di assolutamente personale e soggettivo.
…E DUE MANI.
9. GUITARS EXCHANGE: Perché una chitarra fatta da un liutaio costituisce
un’alternativa rispetto a quelle dei grandi fabbricanti?
D.A.R.: È facile. Permettetemi
un’analogia: se sei abituato a bere un caffè economico, di quelli solubili e un
giorno ne provi un altro, il migliore caffè che si conosca, appena tostato e
macinato, probabilmente non lo capirai subito. Ma se bevi questo tipo di caffè
per mesi e un giorno te ne danno uno solubile, allora… È la stessa cosa che si
vive con il whisky che ha riposato per decenni nelle botti…
Per Truly Tailored Tone vale la stessa cosa: devi ascoltarlo in persona,
è un investimento che vale la pena di fare e che non perderà mai valore. Spesso
sento chitarristi commentare le loro chitarre prodotte in serie: “se avesse un po’ più di questo e un po’ meno
di quello”. Il servizio su misura di un liutaio non tradisce. In 18 anni di
professione, non ho conosciuto nessuno che non fosse assolutamente innamorato
della chitarra o strumento realizzato.
10. GUITARS EXCHANGE: Chi suona le tue chitarre? Chi ti piacerebbe che le
suonasse?
D.A.R.: C’è molta gente che suona
i miei strumenti, da miliardari a gente che ha risparmiato tutta una vita per
potersi permettere una chitarra che avesse il suono che stavano cercando. Poi ci
sono collezionisti, musicisti professionisti e chitarristi da salotto,
entusiasti…tratto con tutti allo stesso modo. Se volete dei nomi vi dirò che Ben Smith e Mark Frith suonano i miei strumenti. Quest’ultimo è un produttore
che ha anche suonato con molti gruppi, Crybaby
è il più conosciuto. La sua chitarra si sente in molti dischi co-prodotti da Chris Hughes. Poi ci sono The Electric Soft Parade, Cooper Temple
Clause, Stackridge, The Quartet, Liam Blake e molti altri ancora. Ho anche
realizzato una chitarra elettrica per Justin
Adams, quasi per divertimento. È il chitarrista di Robert Plant in The
Sensational Space Shifters.
Comunque il mio cliente favorito è Robbie
Clark della band folk scozzese Coran
Raa, un gran tipo, genuino e rispettabile. Un vero signore.
Chi mi piacerebbe che suonasse le mie chitarre? Sicuramente Beth Orton, di cui ho già parlato
prima. Comunque, per essere onesti, il nostro mondo è assai materialista, pieno
di artisti e celebrità in cerca di endorsement. Si sa che molti artisti sono
solo interessati a un nome e a una marca. Questa è una cosa che non faccio e
non farò mai.
Pagina web ufficiale di David Antony Reid