Le 10 Migliori Canzoni Di Muddy Waters
Di Sergio Ariza
"Il blues ha avuto un figlio e l'hanno chiamato rock & roll".
È chiaro che il rock & roll è "musica bastarda", frutto di molte fonti, ma, se potessimo guardare nel suo DNA, la percentuale maggiore corrisponderebbe al blues e, nello specifico, al blues elettrico di Chicago che Muddy Waters ha capitanato per diversi decenni. In un mese che celebra sia la data della sua nascita, il 4 aprile 1913, sia la sua morte, il 30 aprile 1983, da Guitars Exchange vogliamo celebrare questa figura leggendaria ricordando le nostre canzoni preferite.
I Can't Be Satisfied (1948)
Nelle famose registrazioni che Muddy Waters fece per la Biblioteca del Congresso nel 1941 c'era una canzone chiamata I Be's Troubled che, come le altre registrazioni, era puro Delta blues suonato nello stile dei suoi maestri, Son House e Robert Johnson. Tuttavia, sette anni dopo, in uno dei suoi primi singoli per la Chess (all'epoca ancora chiamata Aristocrat) Muddy Waters la trasformerà in I Can't Be Satisfied. Non fu il cambio di nome ad essere più importante, ma il fatto che Waters mise un pickup D'Armond FHC sulla sua Gretsch Synchromatic e cominciò ad elettrizzare il Delta blues di Chicago con il solo aiuto del bassista Ernest "Big" Crawford. Anche i testi sono affilati e Waters diede ai suoi discepoli più devoti, i Rolling Stones, l'idea per il titolo della loro canzone più conosciuta: (I Can't Get No) Satisfaction.
Rollin' Stone (1950)
Ma se vogliamo parlare dell'impronta profonda della musica di Muddy Waters, potremmo prendere come esempio questa canzone, che ha contribuito a dare il nome a uno dei gruppi più famosi di tutti i tempi, una delle canzoni più mitiche (Like A Rolling Stone di Dylan) e una delle riviste più famose, Rolling Stone. Come era abituale tra i bluesmen dell'epoca, nonostante sia stata apparentemente scritta proprio da Waters, la canzone era in realtà un adattamento di un altro blues tradizionale, Catfish Blues, ma il cantante e chitarrista la fa totalmente sua con poco più della sua voce profonda e la sua Gretsch Synchromatic elettrificata. Nonostante non sia uno dei suoi più grandi successi, questa fu la canzone, la prima che registrò per la Chess e il secondo singolo ad essere pubblicato dopo che la compagnia cambiò il suo nome, che gli permise di lasciare il suo lavoro diurno e dedicarsi interamente alla musica.
Hoochie Coochie Man (1954)
Nonostante avesse elettrificato il blues del Delta, le sue prime registrazioni per la Aristocrat/Chess attingevano ancora alle stesse fonti dei suoi maestri, ma quando Muddy Waters registrò Hoochie Coochie Man il 7 gennaio 1954 questo era puro blues di Chicago, lo stile che sarebbe stato il principale genitore del rock & roll. Non per niente Bo Diddley prese questa canzone che Willie Dixon scrisse ex profeso per Waters e la trasformò nella sua I'm A Man, trasformando quegli stop and go in un'altra parte del linguaggio del blues e del rock, che poi sfociò in Oh Well e Black Dog. Ma Hoochie Coochie Man è una delle più grandi canzoni della storia del blues, con Waters che la registrò con parte della sua nota band, gli Head Hunters, oltre ad altri meravigliosi ospiti che rendono la formazione che registrò la versione originale di questa canzone una vera All Star del blues. C'era Muddy Waters alla voce e alla chitarra, Jimmy Rogers alla seconda chitarra, Little Walter all'armonica, Otis Spann al piano, il batterista Elgin Evans e lo stesso compositore, Dixon, al contrabbasso. Proprio come devi conoscere Johnny B. Goode di Chuck Berry per suonare il rock & roll, non puoi suonare davvero il blues senza conoscere Hoochie Coochie Man.
I Just Want To Make Love To You (1954)
Un altro classico che Dixon scrisse per Waters e che presenta una formazione molto simile a Hoochie Coochie Man (anche se con Fred Below che sostituisce Evans alla batteria). Walter è brillante all'armonica e Waters entra nel suo "periodo imperiale"; producendo il calice da cui centinaia di band e artisti berranno, incluse le grandi versioni di questa canzone di Etta James e dei Rolling Stones.
Mannish Boy (1955)
Come abbiamo scritto sopra Bo Diddley aveva trovato grande successo nell'adattare Hoochie Coochie Man nella sua I'm A Man, cosa che non piacque molto al competitivo Waters, così decise di farne la versione definitiva, ispirandosi alla canzone di Diddley e producendo quella che forse è la migliore canzone della sua carriera. Quando lanci una sfida contro il più grande, è comprensibile che devi accettare la tua sconfitta, come accadde a Diddley. E in questo monumento Waters tira fuori tutta la sua spavalderia e la profondità della sua voce, in una canzone che può essere vista anche come una proclamazione di orgoglio razziale. Quelle grida di "I'm A Man" si comprendono in un altro contesto se si tiene conto che nel Sud dove Muddy Waters è cresciuto, i neri come lui venivano sempre chiamati "boy" dalla popolazione bianca. La canzone divenne il suo marchio di fabbrica e avrebbe avuto molteplici versioni successive come su Electric Mud e la splendida Hard Again. Sarà anche la canzone scelta nella sua apparizione in The Last Waltz di The Band.
Forty Days And Forty Nights (1956)
Quando Muddy Waters registrò questa eccellente canzone, nel gennaio 1956, la rivalità tra i due grandi del blues di Chicago, lui e Howlin' Wolf, era all'apice. Una delle ragioni era che Waters aveva preso il chitarrista di Wolf, il suo amato Hubert Sumlin -che qui suona con la sua Les Paul Gold Top-, la stessa chitarra che Waters stava usando in quel momento. Il chitarrista principale di questa canzone è l'incredibile Pat Hare, il cui stile sporco e distorto era perfetto in un momento in cui il rock & roll stava esplodendo. Little Walter brilla di nuovo all'armonica per un altro degli indubbi classici della figura principale del blues elettrico.
Got My Mojo Working (1957)
Preston Foster può aver scritto la canzone ma Muddy Waters l'ha fatta sua per sempre dal momento in cui l'ha registrata per la prima volta nel dicembre 1956. Tuttavia, forse la versione più impressionante fu quella che registrò il 3 luglio 1960 sul palco del Newport Festival, un rave-up assoluto con Waters che dava il massimo e faceva passi di danza degni di un uomo con la metà dei suoi anni, il batterista Francis Clay che dava tutto e la band che dimostrava di poter essere all'altezza della sua reputazione. In un'epoca in cui il rock aveva perso la sua spinta iniziale, molti videro in Waters e nella sua band l'entusiasmo perduto, rendendo Live At Newport, uscito quello stesso anno, uno dei più importanti spettacoli dal vivo della storia.
You Shook Me
Abbiamo già parlato dell'enorme impatto che Muddy Waters ebbe sui Rolling Stones, ora è il momento di parlare dell'enorme influenza che ebbe sull'unica band che può contestare il titolo di "più grande band della storia del rock & roll" alla band di Jagger e Richards: Led Zeppelin. È chiaro che Jimmy Page era un enorme fan di Waters, anche se in questa occasione sono arrivati a questa canzone attraverso l'eccellente versione cover realizzata dal Jeff Beck Group in Truth. La canzone originale ha una delle origini più strane della carriera di Waters e cioè che You Shook Me iniziò come uno strumentale per la maggior gloria della chitarra di Earl Hooker (forse la sua copia Univox di una Les Paul Custom), chiamata Blue Guitar. Leonard Chess sentì che c'era molto potenziale e decise di raggiungere un accordo perché Waters la registrasse, ma invece di avere la band di Muddy, quello che fecero fu registrare la voce di Waters sulla traccia originale, con i testi di Dixon e Waters che improvvisava la melodia sull'eccellente lavoro di slide di Hooker.
You Need Love
Il risultato di You Shook Me fu così buono che la formula fu ripetuta di nuovo per il singolo successivo di Waters. Hooker e la sua band furono ingaggiati dalla Chess per registrare diversi brani per Waters, ma dato che Waters era in Ohio in tour, registrarono diversi brani strumentali, compresa la base di You Need Love, che impiega in modo prominente l'organo Big Moose Walker. Dixon scrisse il testo e la melodia, basandosi su altri brani di Waters, e infine Waters registrò la sua voce portentosa al suo ritorno. Il singolo uscì nel 1963, anche se nel Regno Unito fece parte di un EP con You Shook Me, Little Brown Bird e Muddy Waters Twist, diventando il preferito di diversi giovani inglesi come Jeff Beck, Jimmy Page e Steve Marriott. Quest'ultimo avrebbe fatto una versione oltraggiosa con gli Small Faces nel 1966, stravolgendo le parole di Dixon in urla selvagge "Woman Youuuu Neeed loving". Era la canzone con cui aprivano sempre i loro concerti; concerti in cui di solito si vedeva Robert Plant. Qualche anno dopo apparve Jimmy Page con il riff più pesante che fosse stato registrato fino ad allora e Plant cominciò a improvvisare sul tema di Waters, ma basandosi sulle inflessioni di Marriott - così nacque Whole Lotta Love.
The Blues Had a Baby and They Named It Rock And Roll, Pt. 2
Nel 1977 Johnny Winter produsse un eccellente album per Muddy Waters - Hard Again - un lavoro in cui suonavano musicisti come Pinetop Perkins, il grande James Cotton all'armonica e lo stesso Winter, ma se qualcosa spiccava era la grande voce di Waters che non aveva perso neanche un po' del suo "mojo". C'erano diverse versioni dei suoi classici ma anche alcune nuove canzoni come questa eccellente The Blues Had a Baby and They Named It Rock And Roll, Pt. 2 con cui Waters riconfermò la sua enorme impronta come "padre del rock", e il fatto che il genere chiaramente attinse molto alla sua influenza. Fu anche responsabile di aver dato la prima opportunità a Chuck Berry con la Chess, raccomandandolo ai proprietari. Non gli saremo mai abbastanza grati.