Ancora fresco

Di Tom MacIntosh

Sono passati 51 anni dall'uscita di un album che ha definito un'epoca nella storia del rock: Truth, del Jeff Beck Group. Diventò il portabandiera di tutte le cose blues/rock che vennero dopo. Per cominciare, quel disco mise insieme giovani talenti come il cantante Rod Stewart, il bassista Ronnie Wood, il pianista Nicky Hopkins, il batterista ed ex-bluesbreaker Mickey Waller, e i futuri membri dei Led Zeppelin Jimmy Page e John Paul Jones, in una canzone registrata due anni prima. Questa è l'incredibile scaletta dell'album di debutto solista di Jeff Beck pubblicato nell'agosto del 1968. Fu un cambiamento di ritmo per Beck che fino ad allora aveva messo in campo soprattutto successi pop come Hi-Ho Silver Lining e Talleyman. Si trattava di materiale innovativo, il futuro heavy metal iniziò qui con un disco di debutto grande quasi quanto i Beatles e gli sforzi iniziali dei Who.    

 

La raccolta di pezzi prende il via con una vecchia canzone degli Yardbirds intitolata Shapes of Things guidata dal suono fresco e nuovo della voce rauca e stellare di Rod Stewart e la sezione ritmica martellante di Wood e Waller dietro la chitarra incendiaria di Beck che ricostruisce interamente il pezzo con una jam a un finale esplosivo. La traccia 2, Let Me Love You di Willie Dixon, ha un deciso aroma ai Cream con Beck che condivide la voce solista nella prima parte e poi un botta e risposta tra la chitarra e la voce di Stewart, cosa che fu adottata successivamente da artisti del calibro di Page e Robert Plant dei Led Zeppelin. Il prossimo passo è Morning Dew della cantante folk Bonnie Dobson che viene rielaborata in una linea di basso pulsante su cui si stende il wah wah della Gibson Les Paul di Beck. Un altro pezzo di Willie Dixon, You Shook Me, è un blues rock portato a nuova vita dal basso di Wood, dal piano tintinnante di Hopkins e dal feedback della chitarra di Beck che porta il tutto a una fine stridente. La loro versione ‘a fuoco lento’ del classico degli anni Venti Ol' Man River di Jerome Kern è una versione completamente diversa che Stewart gestisce come un autentico genio.
   
     

L'intero disco fu registrato in soli quattro giorni agli Abbey Road Studios, Olympic Sound Studios e De Lane Lea Studios di Londra, sotto l'occhio vigile del produttore Mickey Most.
     

Una curiosa aggiunta alla setlist è Greensleeves, un pezzo del XVI secolo, suonata splendidamente sull'acustica di Most, probabilmente una Gibson J200, che mostra la versatilità e il carattere di Beck. Il pezzo preferito di chi scrive questa recensione è Rock My Plimsoul, che mette in mostra tutti i membri della band che si uniscono per produrre quel suono rock/blues e definirlo alla perfezione. L'epico Bolero di Beck, con Jimmy Page, fu registrato dai due durante i loro giorni insieme negli Yardbirds, (1967), affiancati da Hopkins, Jones e da Keith Moon, batterista degli Who, non fa altro che portare il bolero di Ravel a vertiginose altezze elettriche con Les Paul di Beck in poco più di 3 minuti. Blues Deluxe è proprio come descritto, una canzone blues-rock cantata e suonata con un tocco di piano honky-tonk da parte di Hopkins e una linea di basso dietro qualche gustoso riff di Beck. L'album si chiude con un'altra classica canzone di Dixon, I Ain't Superstitious, dove Beck ci concede qualche acrobazia con il wah wah, e Waller ha l'ultima parola con un assolo di batteria cattivo.
   

     

Truth
raggiunse il 15º posto nella classifica Billboard e la sua maggiore ripercussione fu che da allora rappresentò un'ispirazione incommensurabile per gli amanti del rock. È un disco indispensabile per i collezionisti e, se non lo avete già, sappiate che suona ancora fresco come il giorno in cui fu inciso su vinile.
     

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