Dei della chitarra apparsi sotto falso nome

Di Sergio Ariza

Jimmy Page (apparso come S. Flavius Mercurius)  

Per troppo tempo Roy Harper fu solo una piccola nota nella storia del rock, il suo nome è stato menzionato più come una curiosità, quando si parlava del fatto che i Led Zeppelin gli avessero dedicato una canzone, Hats Off To (Roy) Harper, o di come registrò la voce principale per i Pink Floyd in Have A Cigar. Ma un album come Stormcock, pubblicato nel 1971, dovrebbe servire a collocare il suo nome in una sfera molto più ampia. Musicalmente siamo di fronte a un enorme album che potrebbe essere descritto come folk progressivo, sia per la durata delle canzoni, sia per le varie parti da cui è composto. Harper è chiaramente il protagonista principale, ma c'è un ospite a sorpresa nella meravigliosa The Same Old Rock, una delle quattro canzoni che lo compongono, costruita su due chitarre acustiche e un magnifico assolo finale di un certo S. Flavius Mercurius, nientemeno che Jimmy Page in persona, che, nel caso ci fosse qualche dubbio, si concede un auto-riferimento nell’solo (nel minuto 10:34) suonando il riff di Whole Lotta Love. Nella celebrazione del 70° compleanno di Roy Harper si incontrarono di nuovo. Page usò una Martin D-28.
   

   

George Harrison
(apparso come L'Angelo Misterioso)
  Nel 1968 Eric Clapton andò, su richiesta di George Harrison, negli studi di Abbey Road per registrare l’assolo di While My Guitar Gently Weeps durante le registrazioni del Double White dei Beatles. In quei giorni Clapton e Harrison erano a casa di Harrison ed Eric aveva bisogno di una canzone per l'album di addio dei Cream, così entrambi si misero al lavoro per scriverla. Più o meno ce l’avevano quando Clapton si avvicinò al foglio in cui Harrison stava scrivendo e invece di leggere "Bridge" (Ponte) lesse erroneamente "Badge", dando al brano il titolo definitivo. Nell’ottobre del 1968 andarono in studio per registrarla con Harrison alla chitarra ritmica, molti pensano che sono suoi quei famosi arpeggi (molto simili a cose di Abbey Road) a partire dal minuto 01:07 e che lasciano il posto a uno dei i migliori assoli della carriera di Clapton con la sua Gibson ES-335 rossa, un assolo in cui dice molto di più in 30 secondi che la maggior parte dei chitarristi in assoli infiniti di più di 10 minuti. Il fatto è che per ragioni contrattuali Harrison non poteva apparire nei crediti, così decise di firmare come L'Angelo Misterioso. Così, quando nei crediti del suo album del 2016, I Still Do, riapparve come ospite l’Angelo Mysterioso in I Will Be There tutti pensarono si trattasse di registrazione di Harrison (già defunto). Ma Clapton disse che non era il suo amico, ma che gli piacquero le elucubrazioni sul tema: "A volte sono stato quell’angelo. George lo è stato e ora c'è qualcun altro. Non si può dire chi sia ma mi piacciono le speculazioni".  

 

Mike Bloomfield
(apparso come Makal Blumfeld & The Great)
 

Prima che l’eroina gli strappasse la chitarra dalle mani, Mike Bloomfield fu il miglior chitarrista blues bianco statunitense. Lasciò il suo segno indelebile sui primi due album (di gran lunga i migliori) della Paul Butterfield Blues Bland, aiutò Dylan a “elettrificarsi” con Highway 61, trionfò a Monterrey con Electric Flag e toccò il cielo con la sua Super Session insieme a Al Kooper. Ma Bloomfield era sempre pronto a dare una mano ai suoi amici, anche senza che si sapesse, quindi non c'è da stupirsi che la sua leggendaria Les Paul appaia in diversi album. In due di questi lo fa in un modo speciale, usando uno pseudonimo per ragioni contrattuali. Il primo è Living With The Animals, il debutto dei Mother Earth, la band di Tracy Nelson. Lo fa, come Makal Blumfeld nella canzone intitolata come il gruppo, un vecchio blues di Memphis Slim in cui brilla il suo tono delicato. Il secondo è uno dei primi album solisti del suo vecchio amico Barry Goldberg. Il suo rapporto con il tastierista risale a Chicago, quando da adolescenti bazzicavano tutti i locali dove suonassero Muddy Waters e Buddy Guy. Goldberg aveva in mente un album chiamato 2 Jews Blues, che avrebbe inciso con Bloomfield ma la casa discografica di quest'ultimo si rifiutò categoricamente, non volendo sapere nulla. Bloomfield andò avanti e suonò in quattro delle nove canzoni dell'album, tra cui la sublime Barry Goldberg And...in cui è chiaro fin dal primo secondo, che fosse il secondo ebreo, anche se si celava dietro il poco sottile pseudonimo di The Great.
   

   

Pete Townshend
(apparso come Bijou Drains)
 

Nel 1969 Pete Townshend creò i Thunderclap Newman per evidenziare le abilità di compositore del suo ex autista, Speedy Ken, autore di Armenia City In The Sky, la canzone che apriva The Who Sell Out. La band era composta da John "Speedy" Keen (voce, batteria e chitarra), Andy "Thunderclap" Newman (pianoforte) e Jimmy McCulloch (chitarra). Il bassista rispondeva alla strano nome di Bijou Drains, non era che Townshend, disposto a riporre la sua amata SG per suonare il basso con il suo amico in una canzone così perfetta come Something In The Air.
   

   

Jeff Beck
(apparso come J. Toad)
 

La verità è che non fu molto difficile scoprire la vera identità di J. Toad, il chitarrista ospite apparso in My World Is Empty Without You, uno dei brani del primo album con nuovo materiale dei Vanilla Fudge, dopo la loro riunione degli inizi degli anni ‘80. Jeff Beck è facilmente riconoscibile e in più nessuno ignorava il gruppo che il chitarrista aveva formato nel 1972 con Tim Bogert e Carmine Appice, bassista e batterista della band.
   

   

Buddy Guy
(apparso come Friendly Chap)
 

Nel 1965 Buddy Guy firmò un contratto con una delle più grandi case discografiche di blues di Chicago, la Chess, ma non riuscirono a tirargli fuori tutto il suo potenziale, quindi si unì al suo amico Junior Wells per registrare forse il miglior album cui partecipò, Hoodoo Man Blues, uno dei grandi classici del blues. Fu inciso per la Delmark Records che non poteva pubblicare il nome di Guy per via del suo contratto con Chess, così decisero di usare lo pseudonimo Friendly Cap. I suoi meravigliosi 'licks' con la sua Stratocaster in canzoni come Snatch It Back and Hold It, Good Morning Schoolgirl o la stessa Hoodoo Man Blues, servirono da esempio per l'intera scena blues/rock britannica. Il suo rapporto con Wells sarebbe stato uno dei più fruttiferi della storia del blues e diede molti più frutti, questa volta correttamente accreditati, come l’album del 1972, Buddy Guy & Junior Wells Play The Blues.
   

   

John Lee Hooker
(apparso come John Lee Booker, Johnny Williams, Poor John, Texas Slim, Boogie Man, Little Pork Chops...)
 

Il caso di Guy è tutt'altro che isolato tra i bluesmen: quando iniziarono le prime registrazioni del genere musicale, ci furono innumerevoli musicisti che cambiarono il loro nome e pseudonimo con la stessa facilità con cui ci si cambia una camicia. Non era sorprendente in un’epoca in cui un artista nero poteva registrare un singolo, venderne centinaia di migliaia di copie e ricevere 200 dollari per quello, oltre a un contratto esclusivo che impedisse di registrare con un’altra casa discografica. Uno dei più prolifici fu il grande John Lee Hooker che utilizzò decine di alias, alcuni dei quali lasciavano pocho spazio alla fantasia, come John Lee Cooker o John Lee Booker e altri un po' inverosimili come Johnny Williams, Por John, Texas Slim e tutto ciò che gli passasse per la testa. Ma tutti erano uniti dal suo stile inconfondibile e dalla sua voce inimitabile.
 

 

Blind Lemon Jefferson
(apparso come Deacon LJ Bates)
   

Come abbiamo detto nel caso di John Lee Hooker tra i bluesmen era abbastanza comune l'uso di pseudonimi per poter registrare e guadagnare qualche soldo con diverse discografiche, ma ci furono altri che li utilizzarono non solo per ragioni contrattuali, ma anche per suonare diversi tipi di musica. È il caso di Blind Lemon Jefferson, il padre del blues texano, che per le sue canzoni gospel preferiva il nome di Deacon LJ Bates. Sotto quel nome apparve il suo debutto discografico, un singolo del 1925, e una delle sue canzoni più ricordate, See That My Grave Is Kept Clean.
 

 

Josh White (apparso come Pinewood Tom)
 

Uno dei casi più paradigmatici dell'uso di due nomi diversi. Josh White era un giovane prodigio della chitarra che aveva lasciato il segno in diverse sessioni come turnista quando era ancora un adolescente. Nel 1930 la compagnia ARC Records inviò un paio di impiegati al sud per contattarlo e fargli firmare un contratto. White era ancora minorenne e viveva con sua madre, così la convinsero dicendo che avrebbero registrato solo canzoni gospel e nulla legato alla "musica del diavolo". Così White andò a New York per registrare canzoni religiose con il soprannome di Joshua White, the Singing Christian (il cantante cristiano). Ma pochi mesi dopo, quando finì il repertorio su Dio, la casa discografica gli raccomandò di ricominciare, di nuovo, con il Diavolo. Così White iniziò a registrare dischi di blues sotto lo pseudonimo di Pinewood Tom, mentre registrava ancora gospel come "il cantante cristiano". Anni dopo una compagnia di Broadway iniziò a preparare uno spettacolo chiamato John Henry, dove uno dei personaggi principali era Blind Lemon Jefferson, per interpretarlo iniziarono ad ascoltare dischi di blues e gospel arrivando a selezionare solo due candidati finali, Pinewood Tom e 'il cantante cristiano'. Ovviamente, White ottenne il ruolo e la sua carriera si rivitalizzò. Da quel momento in poi sarebbe stato, semplicemente, Josh White.