In The Style Of Jack White

Di Miguel Ángel Ariza

Questa settimana ci troviamo di fronte al compito di scavare nel mondo di uno degli artisti con più personalità che sia comparso nell’ultimo ventennio. Un vero e proprio ciclone sul palcoscenico, una bestia selvaggia in studio, un fan assoluto del vintage e di un sound vintage che è riuscito ad andare oltre gli esercizi di stile della sua musica e del suo sound, capace di portare il rock più classico alla modernità, aprendo la strada a innumerevoli band che l’hanno copiato, forse molto più di quanto il nostro eroe avrebbe voluto, un sacco di cose racchiuse nella creazione di uno stile rock puramente del XXIº secolo, che porta la sua firma più di quella di chiunque altro. Parliamo del leader e chitarrista dei White Stripes, dei Raconteurs e dei Dead Weather; parliamo di Jack White.      

Cominciamo con il trio di chitarre che l’ha accompagnato per quasi un intero decennio con i White Stripes e che l’ha reso ciò che è oggi: la prima è una Kay Archtop degli anni '50 accordata in LA e con cui imitò i suoi idoli del slide guitar degli anni '30 come Son House. Accordata in MI, troviamo una Crestwood Astral degli anni ‘70 prodotta in Giappone e, infine, la chitarra più iconica in questa fase della sua carriera, la Montgomery Ward Airline JB Hutto del 1964 che, senza alcun dubbio, è la ‘colpevole’ del fatto che oggi troviamo molti chitarristi con chitarre dall’estetica rockabilly e surf, tipica degli anni sessanta.
   

Più tardi l’abbiamo visto con alcuni modelli, non convenzionali, di uno dei nostri marchi preferiti: Gretsch. In particolare stiamo parlando di una Gretsch White Penguin del 1957, una splendida Jupiter Thunderbird, ma forse la più riconoscibile dal grande pubblico, perché è quella con cui si presentò nel famoso documentario 'It Might Get Loud', è la sua Gretsch Anniversary Jr "The Green machine" che ha trasformato più di quanto la maggior parte dei chitarristi fa di solito perché, tra le altre cose,  ha integrato un microfono e un theremin.
   

Dicevamo all'inizio che è un amante del vintage ed è così, anche quando entriamo nel campo dei microfoni che usa in studio, ma la chitarra che ha usato principalmente dal vivo, almeno nel suo tour precedente e nel suo nuovo album, pubblicato pochi giorni fa, è una Fender Telecaster Highway One cui ha aggiunto un Bigsby e un pickup TV Jones Filtertron al ponte e che possiamo facilmente notare come suoni fantasticamente. Possiamo dire che White non si faccia guidare dalla nostalgia o dall’estetica nella scelta dei suoi strumenti e attrezzatura: un genio come quello, come potrebbe essere altrimenti, si fida solo del suo udito.
   

Per finire, parleremo del suo amplificatore preferito: il Fender Blackface Twin Reverb, di cui gli abbiamo sentito dire cose meravigliose in molte delle sue interviste, anche se in studio utilizza pure un Twin Reverb Silverface. Dei suoi effetti più noti, ricordiamo il Big Muff e il POG dell’Electro-Harmonix, due dei pedali su cui più basa il suo sound.
   

Un rig molto speciale per un artista molto speciale che sopporta poco l’aver aperto una nuova strada nel rock, quando tutte le direzioni sembravano ormai chiuse e altre band hanno forse raggiunto uno status, se non maggiore, molto simile al suo almeno per quanto riguarda il mercato fuori dagli Stati Uniti. Ma noi di Guitars Exchange diamo a Cesare quel che è di Cesare e sappiamo che il suono del rock del XXIº secolo potrebbe benissimo essere chiamato 'Jack White Sound'.

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